Rimane un periodo di passaggio, di lotta, di trasformazione, di purificazione, in una sorta di capovolgimento dell’ordine sociale e morale…
In latino Dies festus, il giorno di festa, era dedicato agli dei e alle cerimonie religiose, con un ritorno al tempo del mito, un taglio al corso lineare dell’anno.
I Saturnali romani, allontanati dalla Chiesa con le festività di dicembre, permangono ancora oggi in alcune tradizioni e in alcune regioni dell’Italia settentrionale, in cui il carnevale inizia il giorno di S. Silvestro “Dopo Natale è subito Carnevale”…
In altre regioni iniziava dopo l’Epifania, in altre dopo la Candelora, ma con il tempo la data imposta per l’inizio del Carnevale, è il 17 gennaio, festa di S. Antonio Abate.
Ma facciamo un viaggio regressivo…nella Roma arcaica, l’anno cominciava con la lunazione di marzo e tra la fine di febbraio e i primi di marzo si svolgevano cerimonie con caratteristiche carnascialesche: 27 febbraio Equiria, corse di cavalli al Circo Massimo in onore del dio Marte il dio del primo mese dell’anno, Martius, padre di Romolo e Remo, quindi protettore di Roma. Se il Tevere aveva allagato il Circo Massimo, le corse si spostavano sul colle del Celio, il Campo Martialis.
Durante l’Impero, le corse dei cavalli assunsero un ulteriore significato, grazie alle influenze religiose caldee, provenienti dal Medio Oriente; nell’arena il simbolo della Terra, le dodici porte delle rimesse a rappresentare lo zodiaco, nei sette giri di pista delle bighe e delle quadrighe, le orbite dei sette pianeti.
Le corse dei cavalli pianeti, si tramandarono fino ai primi dell’Ottocento, tema di cui Goethe ci lascia testimonianza nel suo Viaggio in Italia e , ormai priva di cocchio, la corsa dei bàrberi, si teneva non più nel Circo ma, a Testaccio, al Campidoglio e poi sulla Via Lata oggi Via del Corso, da P.zza del Popolo a P.zza Venezia…

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