Due righe sul Pensiero Laterale…

Il concetto è stato identificato e sviluppato, dallo psicologo Edward De Bono, nel lontano 1967 e ancora oggi appassiona milioni di persone affascinate da come la mente sviluppa le capacità di problem solving.

Il Pensiero laterale è la modalità con cui si trovano risoluzioni a problemi logici (problem solving) osservando il problema da diverse angolazioni, modalità contrapposta alla tradizionale modalità che prevede concentrazione su una soluzione diretta al problema.

Una soluzione diretta prevede il ricorso alla logica sequenziale, risolvendo il problema partendo dalle considerazioni che sembrano più ovvie, mentre il pensiero laterale si discosta da questa linea (da cui il termine laterale) e cerca punti di vista alternativi per cercare la soluzione.

Le menti più creative sono quelle degli adolescenti, che hanno ancora la capacità di produrre soluzioni analogiche e creative.

Quante volte durante la vita ci siamo trovati in un momento di crisi, senza riuscire a trovare soluzioni efficaci, questo perché solitamente accade che si entri in un “loop” mentale, un vero e proprio circolo vizioso caratterizzato da pensieri ripetitivi, molto simili anche se apparenti opposti, oppure stagnanti e offuscati, insomma pensieri che ci fanno sentire come il criceto nella ruota…affaticati ma senza avere concluso nulla o quasi.

Accade perché continuiamo a vedere e ad affrontare la situazione da un unico punto di vista, ma sviluppando le capacità di astrazione e lasciandoci scivolare nel potente mondo delle idee, possiamo far affiorare inside e giungere a soluzioni originali, la dove non siamo mai arrivati prima.

Esistono molti giochi sul pensiero laterale da fare da soli, ma spesso confrontarsi e ascoltare gli altri, serve a velocizzare il tempo di risposta, è un po’ il segreto del team di successo…tante menti pensano più velocemente. Per questo lavorare in gruppo facilita lo sviluppo del pensiero laterale e motiva la persona a dare il meglio di sé.

La competizione mentale, se costruttiva, attiva determinate aree cognitive che rimarrebbero altrimenti dormienti e aumenta l’autostima del soggetto.

Ricordo quando ebbi per la prima volta la certezza di essere più di quello che credevo…ero alle scuole medie, ragazzina introversa, timidissima e taciturna.

Il professore di educazione tecnica aveva l’abitudine di spingerci a ragionare, dandoci dei problemi da risolvere senza darci soluzioni, neanche alla fine della lezione, solo uno di noi poteva dare la risposta ai compagni e così rimanevamo ore e talvolta giorni a scervellarci su un quesito.

Ma non io, no, io non mi impegnavo mai a trovare le soluzioni, mi sembrava di non esserne all’altezza, poi un giorno, in una buia e vecchia aula, eravamo seduti uno per banco, il professore ci voleva così, insieme ma lontani, per non condizionarci nel ragionamento o distrarci in chiacchere.

La lezione aveva come tema i colori, intendo che ci disse poco più del titolo, voleva sapere cosa ne sapevamo noi dei colori e ci pose quasi subito la sua domanda “Perché il nero è nero?”

Silenzio, in molti scivolarono sulla sedia con lo sguardo nel vuoto, alcuni spararono a salve qualunque risposta veniva loro alla mente, e il prof li incoraggiava “no ma insisti pensa diversamente”.

Mentre gli altri si affannavano a dare risposte, io li osservavo ammirata e delusa di non riuscire a pensare a neanche una risposta finchè “Palieri, tu? Non partecipi? Io so che tu sai la risposta”

Ricordo che rimasi senza fiato, rossa in viso perché tutti si girarono a guardarmi incuriositi.

Dopo qualche istante l’attenzione tornò alle risposte degli altri e io rimasta immobile ed eretta, in perfetta posizione ergonomica mi misi a fissare il mio banco. Il rossore affievoliva mentre le parole del professore risuonavano con cadenza di eco nella mia mente “…io so che tu hai la risposta…io so che tu hai la risposta…” dovevo assolutamente trovare quello che lui sapeva che io sapessi, la sfida era lanciata, non ero più senza soluzione, l’avevo dentro, dovevo solo trovarla.

La lampada al neon sul soffitto, proiettava un diffuso riflesso sul piano di formica verde, ma non sul legno del portapenne posto in cima al banco. Rimasi a guardare quello che avevo davanti: una superficie lucida, una opaca, un riflesso, il background intorno e dietro il tavolo molto in ombra.

Non udivo più neanche le risposte degli altri, rimasi in silenzio a guardare davanti a me in attesa che la risposta apparisse nella mia mente.

“Perché non riflette la luce” pronuncia con decisione ma a bassa voce.

Il professore fece tacere tutti “scusa puoi ripetere?” “ho detto che il nero è nero non riflette la luce” “Palieri…sapevo che lo sapevi… hai visto?…brava, complimenti, sono orgoglioso di te”

Da allora non mi sono mai più fermata, mi affascina la ricerca in ogni suo genere.

Morale della favola, l’autostima è fondamentale per molte cose e il Pensiero Laterale ci può essere di grande aiuto in molti momenti della vita, per questo, ci divertiremo con alcuni enigmi di media soluzione, da venerdì prossimo, ogni venerdì fino alla vigilia di Natale.