Occupational Therapy: lavorare con le mani, il cuore, la mente

Di cosa parlo? Della Terapia Occupazionale, una branca molto importante delle terapie che promuovono la salute, sia prevenendola che curandola e lo faccio oggi, perché il 27 ottobre è la giornata mondiale di questa professione meravigliosa.

La salute che parte dalla prevenzione e che qualche volta porta l’individuo in riabilitazione, è dominio della Terapia occupazionale, arte medica, molto antica anche se poco conosciuta, forse anche per il suo nome confondente. Ho dovuto smettere di rispondere alla domanda che lavoro fai, con faccio la Terapista Occupazionale, per non dover ascoltare la solita risposta “Ah…e cosa fai?…trovi lavoro alle gente?”

Così ho pensato a come spiegare il mio lavoro prima di dire che lavoro faccio, marcando prima le immagini sul cuore della materia e poi dandogli un nome, contestualizzando la spiegazione sull’origine; non si chiamava certo Terapia Occupazionale ma Ergoterapia, come la Fisioterapia e la Logopedia, ma poi…poi il nome cambia rotta, diventa Occupational Therapy, che tradotto in italiano diventa ancora più ingrato.

Ma come dire cosa faccio? Non è facile, pensate se dovessi spiegare questo a una persona non addetta ai lavori…“Il nome originario è Ergoterapia (dal greco érgon=lavoro), successivamente tradotto in Terapia Occupazionale, è definita l’arte e la scienza di aiutare il paziente con un processo complesso che si basa sull’interazione collaborativa tra terapista e paziente all’interno di un contesto di intervento, che deve basarsi sulla ricerca e concentrarsi sul paziente attraverso le Occupazioni e i livelli cognitivi, tramite gli strumenti più idonei scelti secondo il sistema rappresentazionale e il contesto sociale e culturale della Persona…” cosa capireste?

Poco se non masticate la riabilitazione, nulla o quasi, se fate altro nella vita; infatti la domanda successiva che mi fanno quando mi chiedono cosa è la TO, è “Ma è tipo la fisioterapia?” la mia risposta a questo punto è sempre la stessa, offro una immagine mentale come faccio in terapia, perché “Immaginazione è la via più potenziante di ogni intervento efficace “Il fisioterapista aggiusta la macchina e io alleno il pilota” così almeno gli è rimasto in mente un ruolo e non un nome indecifrabile.

Simpaticamente, ricevo anche domande come “ Ma che vi fanno pure una scuola?” certo, pochi sanno che si diventa TO, con una laurea triennale e volendo con una magistrale, il che va cinque anni come i medici, poi ci sono specializzazioni, master ecc. I corsi di laurea sono unificati, li chiamano tronco comune, vale a dire, che tutte le discipline della riabilitazione, seguono lo stesso corso, per il 70% della formazione.

La formazione in comune prevede una preparazione, in campi che si studiano in medicina, ma che per noi è meno certosina; chi studia all’Università Cattolica, ha una impronta clinica di un livello elevato, parliamo di materie quali nerurologia, psicologia, psichiatria, anatomia, genetica, biochimica, fisiologia, fisica, basi di gastroenteroloiga e chirurgia maxillo facciale, anestiologia, rianimazione, patologia clinica, comunicazione, risk mangment, medicina legale, etica, teologia, pediatria, geriatria, pedagogia, andragogia, sociologia, diritto amministrativo, e molte altre ancora….per rispondere alla domanda “ma studiate anche, per fare questo lavoro?”…voi che dite?

Si, studiamo molto, e non finiamo mai. Io per esempio, ho scelto di fare questa professione, perché era tra quelle della riabilitazione, la più aperta, creativa, intuitiva, costruttiva, motivante, polivalente e unica e ho messo al servizio della professione di Terapista Occupazionale, anche le altre competenze.

  • L’arte, con la laurea all’Accademia di Belle Arti di Via Ripetta, per applicare l’arte in terapia
  • L’ipnosi costruttivista ed ericksoniana, per allenare le persone all’uso delle risorse mentali
  • La bioenergetica che con le TAS Tecniche di Abilitazione Sensoriale per istruire alla consapevolezza delle proprie risorse fisiche e sensoriali
  • La PNL, per un dialogo interno costruttivo e potenziante
  • La CNV per capire la persona oltre le parole
  • Il Coaching per raggiungere obiettivi performanti
  • La Terapia Craniosacrale e l’Osteopatia, per insegnare il respiro e la propriocezione
  • Mindfulness, yoga, rebirtin, training autogeno

e molte altre soft Skills acquisite negli anni, e non ho intenzione di fermarmi.

In fine, consapevole delle potenzialità della professione che ho scelto di esercitare, con la mission di portare contributi innovativi a compendio di quelli tradizionali, ho deciso di aprire una Accademy, assieme ad un team di esperti docenti, una scuola di alta formazione per personale sanitario che non vuole stagnare nei protocolli base e che vuole distinguere la terapia di massa, da quella strutturata a misura d’individuo.

Al link di seguito, ci sono molti articoli sulla TO e sulle applicazioni sperimentali, che vi consiglio di sfogliare, per conoscere le molteplici applicazioni di questa disciplina eccezionale e, se conoscete un giovane che non sa cosa studiare, beh, io gli consiglierei di farci un pensierino a diventare TO della next generation.

https://strategiedisalute.wordpress.com/category/terapia-occupazionale/