
Alle donne che fuggono per proteggersi
a quelle che restano per combattere
a quelle che sperano in un futuro migliore
8 marzo: la storia vera all’origine della festa…non sono state martiri ma coraggiose pioniere
La dignità, il motivo di questa festa.
Il latino dignus è un ricalco del greco axios che vuol dire al contempo, degno e assioma.
L’etimologia come sempre descrive il mondo attorno alla parola e la parola che si esprime nel mondo.
Questo, è il punto fondamentale alla base della prima ricorrenza nel mese di marzo.
L’assioma (principio evidente per sé, e che perciò non ha bisogno di esser dimostrato) è l’asserzione, la verità evidente e implicita, che prescinde da dimostrazioni: tale è la dignità di cui ancora oggi la donna ne ricerca il ritorno…si perché in un tempo molto lontano, altro che se ne aveva di dignità la donna…era la dea, non il dio, era la sacerdotessa, l’oracolo, la protettrice, la generatrice, la Grande Madre.
Oggi, nel XXI secolo, siamo ancora lontane dal recuperare la dignità di Donne, ma non perdiamo certamente occasione per riconquistarla.
La dignità è quel valore intrinseco che è proprio dall’essere umano …niente altro che quello status ontologico che non dipende da alcuna scelta, azione, da nessun’altra qualità.
La dignità è l’intima e indimostrabile sostanza di ogni Essere, il postulato su cui si fonda l’intera costruzione dei diritti civili, della vita, della cultura, della civiltà.
Fatta questa obbligata premessa, passiamo a riscoprire la vera origine della festa che ricorre l’8 marzo.
3 maggio 1908, Stati Uniti; per un caso fortuito, durante una conferenza che il partito socialista organizzava ogni domenica, l’assenza del conferenziere permise alle donne presenti, di non sprecare quel tempo e di spenderlo creativamente, dando così luogo al primo Woman’s Day. Il successo che ebbe, fu tale einaspettato, da spingere il partito a riconoscerlo come evento mensile, così l’ultima domenica del mese venne riservata a questo evento.
Agosto 1910, le socialiste americane, radunatesi a Copenaghen assieme alle socialiste tedesche, proposero l’istituzione della Giornata Internazionale della Donna; la proposta non venne neanche discussa.
Fu così che Clara Zetkin, delegata del partito socialdemocratico e direttrice del giornale “Die Gleichheit” , spinta dalla motivazione a perpetrare nell’obiettivo, lo suggerì sul suo giornale; l’eco di consenso fu talmente enorme, che il 19 marzo[1] dell’anno successivo, si festeggiò ufficialmente la prima Giornata Internazionale della Donna.
La data non fu accolta all’unisono in tutta Europa; l’Italia e altre nazioni scelsero il 1° maggio, la Russia il 3 marzo, la Francia il 9 marzo.
Nel 1914, Berlino, Congresso Internazionale; la Conferenza delle donne, propose di unificare la data della ricorrenza ma senza successo; fu poi la guerra mondiale e la rivoluzione bolscevica a definire la data dell’8 marzo.
23 febbraio 1917, Pietroburgo; operaie e mogli di soldati, manifestarono chiedendo pane per i loro figli e il ritorno degli uomini dalle trincee…
14 giungo 1921, Mosca, II Conferenza internazionale delle donne comuniste; si decise di adottare l’8 marzo come data ufficiale della Giornata Internazionale della Donna, in ricordo della rivolta di Pietroburgo, che avvenne si il 23 febbraio, ma per discrepanza di 13 giorni, tra il loro calendario giuliano e quello occidentale gregoriano, si fissò ufficialmente la data all’8 marzo.
8 marzo del 1945, una classe di donne comuniste, socialiste, cattoliche, vedove di guerra, partigiane, sindacaliste, decide di riunirsi nel liceo Visconti di Roma, per redigere un documento da fondere con quelli redatti dalle rappresentanze femminili di venti nazioni. Nasce da questa unione, la Carta della Donna: diritto al lavoro, parità salariale, accedere a ruoli direttivi e partecipare attivamente alla vita nazionale e internazionale.
8 marzo 1946, finita la guerra, la prima ricorrenza venne festeggia in tutta Italia e nella riunione preparatoria a Roma, nacque la tradizione di mettere un ramoscello di mimosa all’occhiello, il primo fiore della stagione, mentre le altre piante erano ancora assopite; simbolo del passaggio dalla morte a uno stato di luce nella Luce…emblema di rinascita e di vittoria.
Ma, ci sono due storie…entrambe false…che si sono fatte fin troppa strada, entrambe ambientate in America; quella del 1857 sulla rivolta delle operaie tessili represso dalla polizia e quella del 1908 in cui 129 operaie in sciopero e chiuse dentro la fabbrica dal proprietario, come protesta per lo sciopero attuato, persero la vita bruciate nell’ incendio scoppiato all’interno.
Sono storie inventate dal partito di opposizione?
Minacce per scoraggiare ipotetiche forme di sovversione?
Storie inventate per dissuadere le donne dal protestare per i propri diritti?
Poco importa, perché la storia che deve segnare e ricordare questa data, è quella del coraggio, della determinazione, della capacità di unione e coesione delle donne: forza, unità, sorellanza.
Come succede nelle nostre speculazioni storiche, da tempi immemori, leggende e falsi miti si mescolano alle verità, e nel nostro piccolo, cerchiamo di portare una luce a chi vorrà vedere oltre.
[1] Si scelse quella data perché il 19 marzo del 1848, il Re di Prussia, durante la rivoluzione, promise il voto alle donne.
Lascia un commento