
La violenza si espande oltre l’individuo e il quadro si allarga, andando a incidere con conseguenze socio economiche intergenerazionali.
È stata identificata una sindrome legata alla sindrome post traumatica da violenza, la BWS Battered woman syndrome, che marca profondamente la vita della vittima al punto da intaccarne la qualità per lunghissimo tempo, producendo in casi estremi conseguenze fatali, come omicidio, suicidio, mortalità materna, non solo, è stato rilevato che va ad incidere i sui effetti sui figli delle donne abusate.
La BWS, genera:
- Impotenza appresa
- Paura/terrore
- Bassa autostima
- Depressione
- Uso di alcool e/o droghe
- Disturbi fisici di natura psicosomatica
- Ansia
- Isolamento sociale
- Ira/rabbia
- Apatia
- Vergogna
Le statistiche di pronto soccorso rilevano che il 19-30% delle donne che vi si recano per traumi hanno alle spalle una violenza domestica; per l’accettazione di queste pazienti in pronto soccorso il personale sanitario, è stato appositamente preparato secondo specifiche linee guida. I compiti del medico prevedono oltre la capacità di accogliere e supportare la vittima, la precisione nel rilevare lesioni sia in sede genitale che extragenitale, sapere documentare correttamente, raccogliere campioni che possano offrire elementi di prova per futura sede giudiziaria, prevenire gravidanze e malattie sessualmente trasmissibili, concordare un follow-up sia sanitario che psico-sociale.
Un aspetto delicato della valutazione di violenza, vede proprio il medico incaricato di valutare se si sia trattato di violenza sessuale o rapporto consenziente, sulla base del riscontro dell’esame fisico. Purtroppo è opinione diffusa tra gente comune in ambito giudiziario, che la violenza sessuale sia invariabilmente associata a lesioni fisiche, in realtà le statistiche dimostrano che la convinzione comune è lontana dalla realtà: una meta analisi del 2013, rivela che solo una media del 34% dei casi ha evidenziato lesioni genitali, con una incidenza maggiore sulle donne adulte rispetto alle adolescenti.
Tratto da un intervento di Barbara Giussy – Dirigente Medico Ginecologia e Ostetricia, Ricercatrice Università degli studi di Milano, SVSeD, Soccorso Violenza Sessuale e Domestica Fondazione IRCCS Ca’ Granda Ospedale maggiore Policlinico, MI
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