
Il concetto di base è utilizzare il corpo per arrivare alla sfera mentale, e da essa tornare al corpo, allo scopo di conoscere ed interagire, con tutte le sfere della persona.
Talvolta, quando la persona è troppo «scarica», ha esaurito le sue forze reattive, non è più in grado né di prendersi adeguatamente cura di sé, né di agire sulla volontà; non riesce a reagire nonostante lo voglia, non riesce a concretizzare i propri intenti.
I racconti di coloro che sperimentano questa sensazione, evocano immagini mentali come ad esempio un pozzo dalle pareti scivolose o una gabbia senza aperture, o una barca senza remi. Fanno sogni come non riuscire a correre o ad emettere la voce, non riescono a trovare la via di uscita. Si genera un circolo vizioso, schemi mentali parassiti, smantellano silenziosamente tutte le strategie reattive, il corpo si deprime nei suoi sistemi di difesa e la persona diviene prigioniera dentro sé stessa.
Ecco che il corpo diviene uno strumento facilitatore. Lavorare sul corpo, permette alla persona di distanziarsi dai pensieri, dal problema, di conseguenza il corpo recupera energie dinamiche, che possono essere immediatamente convertite in energia mentale motivante.
Enormi quantità di endorfine si riversano nuovamente in circolo, dopando il nostro cliente, che finalmente potrà iniziare il percorso mentale, con l’energia necessaria e una grande spinta di entusiasmo.
La bravura del terapeuta, si evince dalla pazienza e dalla sicurezza, esplicate nel sostenere la persona, in attesa che raggiunga un equilibrio stabile. Si devono utilizzare rinforzi positivi (90%) e se occorre, ammonizioni (10%). Questo 10% che può essere anche molto perentorio, va somministrato come una “flebo” energetica, da inoculare al momento giusto, per rivitalizzare la resilienza.
Perché il beneficio del training permanga anche al di fuori delle sedute di lavoro, è quanto mai necessario un lavoro in gruppo. Il gruppo è quanto di più terapeutico, poiché l’eggregore che si genera, dilaga e contagia positivamente l’umore, potenziando enormemente la crescita dei singoli componenti. Si genera una competizione costruttiva.
Nel lavoro con le TAS, vedremo due modalità di lavoro con il corpo:
- una passiva e individuale, mediata da operatore, per pazienti impossibilitati fisicamente
- una attiva di gruppo, guidata da operatore, per tutti coloro che possono muoversi con maggiore autonomia
Individuali: si applicano unitamente alle visualizzazioni guidate e sono a discrezione della conoscenza/esperienza dell’operatore.
Le più efficaci:
- Rollingcon asciugamano
- Comunicazione somatica (applicabile anche in gruppo)
- Beat punches
- Tecniche di stretching passivo
Training di Abilitazione Sensoriale
Di gruppo: per l’esecuzione sono necessari una sala spaziosa, priva di ostacoli e fornita di impianto hi fi o simile
Molte tecniche possono essere molto liberatorie, se si suggerisce ai partecipanti di motivare i propri gesti (es. con ogni respiro butti fuori da te, ogni tensione, arrabbiatura, ecc…).
La durata dei training è quella consigliata dall’esperienza di esecuzione, ma può essere modificata in base al tempo a disposizione dell’operatore, esclusa la tecnica n°8 che ha tempi stabiliti.
- Orienteering dinamico: migliora l’umore, disinibisce i timidi, aumenta la sensazione di forza interiore
- Ascolto attivo: rilassamento e concentrazione
- Shake vibrazionale: apprendere un modo per percepire il corpo come raccoglitore di energia
- Camminata “propriocettiva”: concentrazione
- Training sensoriale: sensibilizzare e resettare memorie sensoriali errate (es disgusto alla sola vista di un cibo, o al taccare ad esempio velluto o pelle di pesca), rinegoziare l’identità dello schema mentale visivo (es. «tanto io quel punto non lo vedrò mai»), potenziare la forza di volontà
- 1 fasesi effettua bendati: migliorare il rapporto con il cibo (gusto e tolleranza). L’uso di una benda, permette la totale discriminazione della vista
- 2 fasesi utilizza la vista: potenziare la capacità visiva. A fine esercizio il 90% dei partecipanti nota un miglioramento della vista (per mantenere attivo il processo di cambiamento, consigliare vivamente di continuare l’esercizio a casa)
- Respirazione addominale 1: scollarei tessuti viscerali, se sdraiati, allungare la colonna e sciogliere l’articolazione femorale; aiuta chi soffre di ansia e attacchi di panico
- Respirazione addominale 2 con scansione vocale: Produce una mobilizzazione degli apparati fonatore, respiratorio, gastroenterico; aiuta chi soffre di ansia e attacchi di panico, allontana dall’affollamento mentale
- Training dinamico (consigliato per gruppo di livello avanzato): si svolge in 4 fasi: tutte della durata di 7 minuti, scandite dallo stop dell’operatore. Serve adampliare la capacità polmonare, promuovere l’omeostasi del circolo sanguigno, produrre adrenalina e poi endorfine; è un “elettroshock” naturale, sciogliere schemi mentali inibitori del cambiamento, sbloccare timori e vergogne, permettere la conversione di energie autodistruttive in energie creative.
- Arco e contro arco: aumentare l’elasticità corporea e la capacità polmonare, e se guidato da immaginazione, il respiro fuori dal corpo, porta via con sé, i “dolori emotivi”
- «Mani cielo e terra»: scaricare tensioni, alleggerire la mente
- Scioglimento del bacino: sciogliere le articolazioni, stimolare la circolazione nell’apparato genitale ed enterico. Migliorare il ciclo femminile e la muscolatura del ventre (vescica, prosata, utero)
- Respirazione forzata: depurazione del sistema respiratorio, espulsione dell’aria stagnante negli alveoli polmonari più profondi; espellere tensioni accumulate come arrabbiature, dispiaceri, “rospi ingoiati”, ecc.
- Respirazione a narici alternate: energizzante
- Respirazione in 4 fasi: equilibrare, calmare, defaticare
- Comunicazione somatica: apprendere i segnali del proprio corpo ed imparare a gestirne il rilassamento; scollegare il dolore dal soma, restringendo e sciogliendo il punto di origine del dolore
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