«Ogni grande progresso è scaturito da un nuovo atto d’audacia dell’immaginazione»
John Dewey (1859-1952)
La teoria della plasticità del cervello, ovvero la capacità di quest’ultimo di modificarsi a livello funzionale e strutturale a seguito di stimoli esterni, ha ribadito su basi scientifiche la possibilità reale di cambiare per chiunque, a prescindere dall’età anagrafica.
La connessione tra salute e stato mentale, è ormai di dominio comune e le neuroscienze alzano la voce su questo aspetto, dimostrandoci come siamo e diventiamo il prodotto dei nostri pensieri, delle nostre azioni e dei nostri desideri.
Le stesse neuroscienze hanno però evidenziato che perchè il cambiamento avvenga, devono sussistere alcune condizioni:
- il tempo: per creare nuovi circuiti cerebrali e per rinforzare quelli esistenti serve tempo (almeno venti giorni/un mese) e molta pratica, a dispetto di chi – magari grazie all’apporto della tecnologia – vorrebbe un futuro fatto di apprendimenti veloci e possibilmente divertenti
- la relazione e soprattutto il feedback: non si può cambiare da soli ed è attraverso il feedback che si rafforza l’associazione tra una certa esperienza e determinati circuiti neurali, attraverso tentativi ed errori e attraverso lìimitazione (mirror neurons)
- l’esperienza corporea: essa è fondamentale nei processi di apprendimento perché il nostro corpo è il ponte per la mediazione sensoriale ed esecutiva tra cervello e mondo esterno, ed è il dispositivo principale attraverso il quale interagiamo con tutte le forme di apprendimento, attraverso i 5 sensi.
L’Ergoterapia ha a disposizione tutto questo, ecco perchè ha davanti a sè, un futuro ancora tutto da esperire. Possiamo considerarla una disciplina sanitaria open source, dove al pari dell’informatica, gli autori rendono pubblico il codice sorgente, favorendone il libero studio e permettendo a terapeuti indipendenti di apportarvi modifiche ed estensioni, nelle rispetto delle regole del codice deontologico.
La medicina auspicata per il terzo millennio, invita a ri-adottare una medicina olistica, come dice la sua etimologia, olos tutto, intero, termine purtroppo mal interpretato dalle infinite diramazioni prese nell’epoca del new age che altro non ha fatto, che allontanare un’antica e corretta scienza, dalla sua via originaria.
Si deve tornare alla visione della salute, in cui lo stato esistenziale dipende poco dalle circostanze esterne, ma dalla realizzazione di un senso della vita legato all’essere più che all’apparire o all’avere; l’appagamento personale nasce dalla tensione individuale verso la realizzazione interiore di un senso della vita legato a valori che, superata la soddisfazione dei bisogni, porta dentro di sé la volontà di realizzare qualcosa che abbia significato. Questo spirito è profondamente sedimentato nell’Ergoterapia, che già in epoche pre-cristiane, ha visto utilizzare il lavoro come espressione dell’essere umano.
Il significato che attribuiamo alle situazioni, ha un’importanza fondamentale sul nostro stato di salute o malattia; la volontà aiuta anche quando la sofferenza è legata a gravi malattie, costrizioni ereditarie, biologiche o traumatiche perché permette all’individuo di elevarsi al di sopra di sé stesso, superare i propri sintomi grazie ad un obiettivo da realizzare, vivere e agire, nonostante tutto.

Il contributo che il KeyMethod offre, al futuro olistico dell’Ergoterapia, prevede il raggiungimento dell’autonomia prima del terapeuta, poi del “paziente”, sul concetto basilare che, non si può istruire alcuno senza essere un esempio di ciò che si professa. L’integrazione del Key Method arricchisce la struttura operativa Ergoterapica, attraverso un approccio che contempla la preparazione dei terapeuti, ad agire utilizzando quegli strumenti che devono essere il punto di forza di un professionista come può diventarlo ogni Ergoterapista: comunicazione efficace verbale e non verbale, Mental Training (come respirazione consapevole, immaginazione guidata, stimolazione ideomotoria,…) e apprendimento all’auto-trattamento. La sperimentazione suggerisce che la persona così guidata, giunge alla liberazione dei blocchi che limitano le proprie potenzialità, divenendo in grado di attivare la guarigione endogena. Più la persona si concentra su una parte del corpo, più la parte si attiva, stimolando la vasocostrizione e vasodilatazione, portando benefici come:
- rilassamento delle tensioni muscolari del muscolo scheletrico e del muscolo liscio (visceri)
- miglioramento della circolazione
- regolazione ritmo cardiaco
- omeostasi del sistema nervoso
- miglioramento della qualità del sonno
- chiarezza mentale
A quale campo medico sanitario corrispondono questi aspetti fisici? Prevenzione?…si. Riabilitazione?…si.
Bene, quante discipline della prevenzione e della riabilitazione, si occupano di questi aspetti, in una visione olistica, olos ? Quasi nessuna. Si lavora in modo dicotomico, separando aspetto fisico e aspetto cognitivo, tranne l’Ergoterapia, disciplina che più si avvicina a questa visione olistica, mettendo la Persona prima della patologia, al centro di prevenzione e riabilitazione.
Ora, a seguito di quanto esposto, quanti ergoterapisti, sono formati per erogare un trattamento olistico? Non ci serve una risposta, ma una riflessione è obbligatoria, non è la domanda che ci deve interessare, ma come offrire una risposta efficace, che vada di pari passo con le scoperte scientifiche.
Esistono numerose evidenze, sull’enorme efficacia delle terapie combinate mente-corpo o cervello-struttura, o ancora, fisiologia e sfera cognitiva; possiamo trovarne altre di definizioni, ma il significato è lo stesso; l’Ergoterapia, da secoli, lavora su questo aspetto, quindi, deve solo evolversi, mettendo in atto le sue competenze, arricchite dalle nuove evidenze scientifiche, sperimentando nuove tecniche, e scrivere,e pubblicare i risultati.
“Si trova solo quello che si cerca e si cerca solo quello che si conosce”
E’ necessario anche ideare nuove scale di valutazione costruite sulla Persona, non per avallare un modello occupazionale, ma per valorizzare la Persona, per sottoliearne le risorse, tralasciando le limitazioni. E’ dimostrato che valorizzare le risorse, ignorando “difetti e limitazioni”, potenzia l’autostima e l’autostima aumenta la performance.
Conclusioni
In base a quanto assunto fino ad ora, è il momento di prendersi a cura l’evoluzione di questa Grande disciplina medico-sanitaria, quale, l’Ergoterapia e disseminarne i frutti, per questa e per le future generazioni, affinchè se ne diffondano conoscenza ed applicazione, al fine ultimo, quanto nobile, del Ben-Essere dell’Uomo.

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