La Terapia Occupazionale o Ergoterapia
Non serve a niente riparare una mano se non si “conosce” a chi appartiene né dove vuole andare la mente che la guida
Nel corso dei secoli si è sviluppato l’embrione di questa forma di Terapia, ancora poco conosciuta alla massa, ma in rapida e costante diffusione. Già nel 130 a.C. i padri della medicina Ippocrate e Galeno, esortavano a tener conto della globalità mente-corpo, per la quale usavano prescrivere attività varie, secondo la filosofia che “Il lavoro è il migliore medico naturale ed è essenziale per la felicità umana”.
L’Ergoterapia, dal greco ergotherapèia composta di “èrgon” lavoro e “therapèia”, diviene in seguito ridefinita Occupational Therapy in America e in Italia Terapia Occupazionale o Ergoterapia.
La Terapia Occupazionale ha un ruolo riconosciuto sia come parte integrante di un percorso riabilitativo o di un trattamento intensivo sulla fase acuta, sia nell’ottica della prevenzione e promozione della salute, promozione che punta a raggiungere e mantenere uno stato di benessere fisico, psicologico e sociale, in accordo con quanto specificato dall’OMS, lavorando su risorse e potenzialità degli individui e dei gruppi.
La TO, studia e promuove l’occupazione veicolo espressivo delle risorse individuali, di partecipazione attiva nel proprio ambiente, per promuovere la partecipazione ottimale nel contesto sociale e aumentare la qualità della vita, del singolo e del gruppo. Attraverso il “fare”, la persona sviluppa competenze e autonomie che favoriscono il proprio ruolo sociale, la propria autostima e dignità, la salute psicologica e fisica. Le occupazioni sono considerate fondamentali pilastri portanti per l’identità, l’autoefficacia, l’autostima, permeando positivamente nella salute del gruppo sociale in cui l’individuo si inserisce.
Obiettivi peculiari della TO sono la promozione dell’Autonomia nella gestione delle condizioni psico-fisiche, la tutela dell’equilibrio sociale, la promozione della Salute per l’innalzamento della qualità di vita, Salute intesa secondo la definizione dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS).
Attraverso l’ergonomia e l’azione sui processi motori, sensoriali e psicologici, la TO si pone obiettivi suddivisi per necessità individuali, elaborando il progetto di prevenzione o riabilitazione, sulla Storia Occupazionale della Persona, al fine di definire al meglio obiettivi raggiungibili, che soddisfino le esigenze dell’individuo.
L’OMS riconosce che la salute può essere compromessa dall’incapacità di svolgere attività e di partecipare alle situazioni di vita a causa di barriere ambientali oltre che di problemi a carico delle funzioni e strutture del corpo (WHO, 2001). Dunque, attività, partecipazione, fattori ambientali e fattori personali (capacità d’azione) rivestono un ruolo fondamentale e si influenzano a vicenda.
Le categorie di soggetti destinatari di questo tipo di terapia sono:
- Soggetti sani, che desiderano prevenire problemi sia a carico delle strutture che della resistenza/resilienza allo stress lavoro correlato, secondo il progetto dell’ISS per il walfare aziendale
- A tutti i soggetti che presentano problematiche nelle pratiche quotidiane legate a malattie, traumi, difficoltà economiche, culturali e psicologiche
- Gli anziani: l’allungamento della vita cui si assiste negli ultimi decenni, ha come conseguenza l’invecchiamento della popolazione e l’aumento delle patologie croniche o legate alla senilità e dunque una domanda maggiore di interventi legati al miglioramento della qualità della vita e alla riduzione del danno
- Trova collocazione “fisica” in molte realtà: ospedali, centri diurni psichiatrici, per minori, anziani o portatori di handicap, servizi territoriali, scuole etc, liberi professionisti, aziende, oltre che nel domicilio dell’utente stesso
Grazie a questo ampio raggio di intervento, si inserisce in tutte le tre aree della prevenzione:
- Primaria (riduzione di fattori di rischio, i destinatari sono soggetti sani)
- Secondaria (diagnosi precoce e interventi per evitare l’aggravamento di una patologia)
- Terziaria (riportare un soggetto colpito da una condizione o evento patologico allo stato di maggior salute possibile, evitando peggioramenti)
Come si diventa Terapista Occupazionale
Il Terapista Occupazionale ha obbligatoriamente una formazione universitaria, erogata dalle facoltà di Medicina e Chirurgia o simili, delle strutture eroganti la formazione nel campo delle discipline della riabilitazione. Il TO, è’ peculiarmente preparato sia per interventi in campo fisico che psicologico, ambito peraltro origine della professione che nasce in campo psichiatrico.
Come agisce il Terapista Occupazionale
Il primo compito del terapista occupazionale è raccogliere l’anamnesi del paziente, la storia personale, familiare e della patologia, le abitudini, gli stati emotivi e i bisogni, al fine di elaborare il programma riabilitativo. Seguirà una fase di osservazione per valutare le capacità residue della persona e stabilire una relazione positiva all’interno della quale il terapista, spiegando le modalità del suo intervento, si accorderà con il cliente stesso e/o la famiglia, sulle azioni necessarie. La valutazione iniziale indaga limitazioni e risorse (capacità d’azione), strutture e funzioni fisiche compromesse e fattori vari, sociali, culturali, istituzionali e materiali.
Successivamente, una volta elaborato il piano di trattamento, verranno anche individuati eventuali ausili o protesi, necessari al lavoro stesso o comunque al miglioramento della qualità della vita.
Il trattamento può prevedere attività individuali e/o di gruppo che favoriscano il reinserimento e l’integrazione della persona nel proprio ambiente e anche eventuali modifiche all’ambiente stesso che coinvolgano anche la famiglia e la collettività.
L’elaborazione dell’intervento parte dalla definizione degli obiettivi concordati e formulati tenendo presenti gli aspetti motivazionali del cliente e dovranno essere realistici e misurabili, al fine di rendere possibile la valutazione periodica dei risultati e l’adeguamento, conferma o integrazione del programma.
Facendo riferimento alle dimensioni ICF, il terapista occupazionale può lavorare a vari livelli: con il cliente secondo la dimensione della partecipazione alle attività per lui rilevanti, a livello delle attività, per il miglioramento di strutture e funzioni fisiche e per favorire l’adattamento all’ambiente del paziente.
Indispensabile, come accennato, è la valutazione sistematica, anche insieme alla persona stessa, dei risultati raggiunti, che porrà le basi per pianificare i passi successivi e terrà conto di ogni cambiamento relativo al paziente o legato ai fattori ambientali.
La valutazione è importante anche alla fine del processo terapeutico, per confrontare la situazione di partenza con quella finale e valutare dunque l’efficacia delle strategie adottate. Tale fase è fondamentale anche per condividere con le altre figure professionali coinvolte in quanto avvenuto.
Il Terapista Occupazionale o Ergoterapista, si relaziona infatti con diversi operatori, spesso il lavoro si svolge in équipe multidisciplinari che possono vedere al proprio interno logopedisti, medici, psicologi, ortopedici, psicomotricisti etc.
Oltre alle competenze tecniche specifiche, il profilo professionale del terapista occupazionale necessiterà dunque anche di capacità relazionali, non solo per rapportarsi con i colleghi ma in particolare per costruire relazioni positive con il cliente e la sua famiglia, senza favorire dinamiche invischianti che renderebbero difficoltoso il lavoro, ma mettendo in campo, comunque, empatia e consapevolezza.
Molto più che in Italia, in altre culture europee e non, il TO è molto ricercato all’interno delle aziende, non solo per le competenze in ergonomia del lavoro, ma per le capacità relazionali che lo predispongono ad essere un ottimo Coach incasellato secondo aree di intervento, Mental-Life-Healt.
L’archeologia
- Ippocrate e Galeno (130 a.C.)
“Il lavoro è il migliore medico naturale ed è essenziale per la felicità umana”
Padri della medicina esortavano a tener conto della globalità mente -corpo a proposito della quale usavano prescrivere attività varie
- Asclepiade di Prusa 124‐44 ac
medico pre‐galenico della corrente anti‐ippocratea, – fondatore della medicina “metodica”, – il metodo terapeutico naturale combina nel trattamento aspetti ludico‐ricreativi (bagni, attività fisica, svaghi) – a lui si attribuisce il motto cito, tuto, jucunde a significare che la malattia deve essere curata in modo “rapido, sicuro, gradevole”
L’età dei lumi
- Bernardo Ramazzini, 1633‐1717 – Fondatore della “medicina occupazionale”
(medicina del lavoro) – il primo a sostituire alla domanda “dove ti fa male?” la domanda “che lavoro fai? Che occupazione hai?”
- Vincenzo Chiarugi, (1759‐1820) Firenze
– malati non incatenati ma impiegati in attività varie – 19/5/1788, “Regolamento per l’Ospizio di San Bonifazio ”: criterio umanitario, non restrittivo
Philippe Pinel, (1745‐1826) Parigi
– “Traitè medico‐philosophique sur la manie” la malattia mentale e il “trattamento morale”: – la malattia mentale come risposta inadeguata alle difficoltà della vita – il trattamento attraverso l’impegno in attività della vita quotidiana • l’uomo ha un bisogno intrinseco di essere impegnato in attività • varie disfunzioni possono perturbare l’espletamento di tali attività • l’attività può diventare il mezzo naturale per il recupero funzionale
- Joseph Tissot, (1747‐1826)
Analizzava i movimenti implicati in molte attività, classificandoli come attivi, passivi e misti, prescrivendo lavori manuali ed artigianali per il recupero di minorazioni causate da malattie e da traumi.
(“Gymnastique medicale et chirurgicale” opera)
Il positivismo nell’era industriale
- Augusto Tebaldi
– “Le punizioni corporali sono assolutamente vietate, la prigionia ha ceduto il posto alla libertà ed ai buoni trattamenti ”Scienze Letteratura ed Arti per la Sicilia, 1820 – “il lavoro viene usato come svago, terapia, attività fisica e, a volte, come mezzo di sostentamento del malato” … “si giunge, in qualche caso, a piccole produzioni per il bilancio delle case di cura stesse”
La nascita
- Dunton, USA 1902
Connessione tra occupazione e salute
- Eleanor Clarke Slagle, 1915
Assistente sociale statunitense, elaborò un programma di preparazione per un gruppo d’operatori che chiamò Terapisti Occupazionali
Chicago, 1915 – Due medici, due architetti, un assistente sociale, un infermiere, un insegnante, – Fondazione della prima scuola di TO
- George Burton, Boston 1917
propone il termine “Occupational Therapy”: Scienza che guida ed incoraggia il paziente in attività che, coinvolgendo tutte le sue energie, producono un benefico effetto terapeutico
- Adolph Meyer, 1922
– Esiste un collegamento fondamentale tra salute e occupazione
– Quando la partecipazione all’occupazione è interrotta mente e corpo si deteriorano
– Siccome l’occupazione mantiene mente e corpo, essa è preposta al recupero delle abilità funzionali.
Un nuovo panorama
Durante la I guerra mondiale, la maggior parte dei T.O. spostava il proprio campo d’intervento sulle persone con menomazioni fisiche.
Attività di T.O. per ripristinare le abilità e ridare autonomia.
Apertura (1917 Parigi) servizio di T.O. per feriti militari
La prima associazione e le prime scuole
- 1917: The American Association for Occupational Therapy
- 1928: censite 6 scuole per terapisti occupazionali negli USA
La realtà Italiana: le radici
- Sante De Sanctis, 1862‐1935
Rientra a Roma dal Canada con 2 TO – introduce concetti e metodi di TO nel programma pedagogico – avvia l’addestramento di personale educativo – fondazione degli “Asili‐Scuola” (1899) – “L’assistenza ai Fanciulli Deficienti”, 1915
- Maria Montessori, 1870‐1952
valore del “fare”, stimolo alla naturale operosità costruttiva attraverso azioni mentali e manuali
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