Il terapeuta che sarà in grado si supportare la popolazione in questa fase di cambiamento, deve possedere sia competenze mediche che psicologiche: il Terapista Occupazionale
Molto più che in Italia, in altre culture europee e non, il TO è molto ricercato all’interno delle aziende, non solo per le competenze in ergonomia del lavoro, ma per le capacità relazionali che lo predispongono ad essere un ottimo Coach incasellato secondo aree di intervento, Mental-Life-Healt.
Primo compito del terapista occupazionale è raccogliere l’anamnesi del paziente, la storia personale, familiare, della patologia se presente, le abitudini, gli stati emotivi e i bisogni, al fine di elaborare un programma su misura.
Sia in caso di progetto di potenziamento e prevenzione, che di riabilitazione pura, seguirà una fase di osservazione per valutare le risorse individuali più funzionali al raggiungimento dell’obiettivo.
Si costruisce una relazione empatica e costruttiva, all’interno della quale il terapista, spiegando le modalità del suo intervento, si accorderà con il cliente stesso e/o il caregiver, sulle azioni necessarie.
La valutazione iniziale indaga limitazioni e risorse (capacità d’azione), stato emotivo, livello cognitivo, strutture e funzioni fisiche se compromesse e fattori vari, sociali, culturali, istituzionali e materiali.
Per persone con deficit funzionali, una volta elaborato il piano di trattamento, verranno anche individuati eventuali ausili o protesi, necessari al lavoro stesso o comunque al miglioramento della qualità della vita.
L’intervento può prevedere attività individuali e/o di gruppo che favoriscano il reinserimento e l’integrazione della persona nel proprio ambiente e anche eventuali modifiche all’ambiente stesso che coinvolgano anche la famiglia e la collettività.
L’elaborazione dell’intervento parte dalla definizione degli obiettivi concordati e formulati tenendo presenti gli aspetti motivazionali del cliente e dovranno essere realistici e misurabili, al fine di rendere possibile la valutazione periodica dei risultati e l’adeguamento, conferma o integrazione del programma.
Facendo riferimento alle dimensioni ICF, il terapista occupazionale può lavorare a vari livelli: con il cliente secondo la dimensione della partecipazione alle attività per lui rilevanti, a livello delle attività, per il miglioramento di strutture e funzioni fisiche e per favorire l’adattamento all’ambiente del cliente.
Indispensabile, come accennato, è la valutazione sistematica, anche insieme alla persona stessa, dei risultati raggiunti, che porrà le basi per pianificare i passi successivi e terrà conto di ogni cambiamento relativo al cliente o legato ai fattori ambientali.
La valutazione è importante anche alla fine del processo terapeutico, per confrontare la situazione di partenza con quella finale e valutare dunque l’efficacia delle strategie adottate. Tale fase è fondamentale anche per condividere con le altre figure professionali coinvolte, di quanto avvenuto.
Il Terapista Occupazionale o Ergoterapista, si relaziona infatti con diversi operatori, spesso il lavoro si svolge in équipe multidisciplinari che possono vedere al proprio interno logopedisti, medici, psicologi, ortopedici, psicomotricisti etc.
Oltre alle competenze tecniche specifiche, il profilo professionale del Terapista Occupazionale necessiterà dunque anche di capacità relazionali, non solo per rapportarsi con i colleghi ma, in particolare, per costruire relazioni positive con il cliente e la sua famiglia, senza favorire dinamiche invischianti che renderebbero difficoltoso il lavoro, mettendo così in campo, empatia e consapevolezza.

Scrivi una risposta a 27 Ottobre Giornata Mondiale della Terapia Occupazionale – La Rosa di GeriKo Cancella risposta