Il Solstizio è, oltre un ciclo temporale, simbolo di punti di svolta ancor più importanti e tutte le culture, per quanto diverse tra loro, associano da tempi immemori, il Solstizio all’idea del rinnovamento del mondo, con la consapevolezza che a intervalli periodici, la natura e gli eventi umani, raggiungono un punto finale e iniziale al tempo stesso.
Le persone, come le società e le civiltà germogliano, sbocciano e muoiono ma, nonostante sia un dato assodato, é un fatto le cui implicazioni tendiamo a ignorare.
Nello scorrere dei secoli, si sono accese e poi spente, le luci di epoche che hanno segnato e costruito il presente che viviamo oggi. Dalle civiltà prenuragiche ad oggi, ogni civiltà ha segnato traguardi e germinato semi per l’alba di questa nostra era.
Gli antichi, nella loro saggezza, sapevano che i principi che operano nella nascita e nella morte delle ere del mondo, sono analoghi all’inizio e nella fine di tanti cicli più piccoli, come quelli legati all’alba e al tramonto, al Solstizio d’estate e a quello d’inverno alla vita dell’uomo.
Abbandonare il passato e accogliere il nuovo, sono il cuore di questi passaggi, la necessità di abbandonare il passato e accogliere il nuovo, é tangibile e necessaria alla nostra evoluzione.
Cambiare è vitale e inevitabile per la qualità nella nostra vita, per evolvere e trasmettere nuovi principi alle nuove generazioni, ma spesso accade che si sia restii ad operare cambiamenti, perché siamo inclini al risparmio di risorse, non comprendendo che così facendo svalutiamo il potenziale di miglioramento. C’è stato però un tempo in cui questa esigenza era fortemente sentita e i popoli antichi, nelle loro feste e cerimonie di passaggio, sapevano; dicevano ritualmente addio a persone, a relazioni, ad esperienze e si aprivano a ricevere quello che la vita aveva in serbo per loro.
Purtroppo abbiamo perso del tutto questa sana abitudine alla ritualità, con la trascurabile eccezione di Capodanno e dei suoi pii e talvolta vani proponimenti; dovremmo rivalutarne il grande potenziale, riadottarla come stile di vita, per godere appieno dei vantaggi che essa ci dona.
Spesso il cambiamento ci travolge, ne sono esempio gli ultimi due anni ma, dovremmo invece usarlo, guidarlo, cavalcarne il fuoco creativo e utilizzarlo per passare di livello intellettivo e accrescere senza fine, la nostra conoscenza.
Diciamo che, ci si é snaturato il rapporto con il cambiamento, lo viviamo passivamente, utilizziamo i social per comunicare le nostre emozioni, gioie, dolori, rabbia, odio, amore, lasciamo che tutto naufraghi nel mare della rete, dimentichi che le nostre emozioni sono cellule mentali di cambiamento.
E proprio come siamo pressoché incapaci, di usare ciò che ci accade per evolvere, lo siamo altrettanto nel formulare una visione coerente ed ecologica del nostro futuro; spesso ci manca sia il coraggio, anche solo di dare sfogo all’immaginazione, per dare il via a cambiamenti radicali che sono però necessari alla nostra evoluzione.
Sarebbe semplicistico suggerire che i nostri problemi si potrebbero risolvere se solo celebrassimo i Solstizi, ma forse potremmo cominciare, ridisegnando il nostro atteggiamento nei confronti del potenziale che ci è offerto da essi: la ciclicità del cambiamento è evoluzione.
Considerarli come opportunità per liberarci dai rami secchi che tolgono linfa a nuovi rami e frutti germinanti da nuove coraggiose visioni futuribili.
Riconoscere le fonti del cambiamento, nell’ordine della natura e nel ciclo della luce, è l’occasione che è a portata di ognuno, basta tornare a vederne la sua bellezza e portarla nella ritualità di un vivere secondo natura.
Nella coscienza umana, la luce è stata sempre vista come ispirazione, come la luce fievole di una candela che evoca intimità con se stessi, o la luce limpida di una giornata invernale in riva al mare, la luce in un quadro, il riflesso negli occhi della persona amata. L’ispirazione nasce da ogni cosa e va dove vuole portarci il nostro daimon; segue un susseguirsi di piccoli segni quotidiani, che se sappiamo coglierli, ci guidano, sono messaggeri del nostro più puro e vero sapere inconscio.
Come la luce, il nostro inconscio ci dona inside, illuminazioni mentali, per farci smantellare convinzioni e pregiudizi; eppure in questa luce rimaniamo troppo spesso emotivamente ciechi, e sarebbe opportuno smettere di piantare semi sterili, a vantaggio di semi di un nuovo ordine mentale.
La disciplina in noi stessi, genera ordine, esso genera risultati fertili, l’immaginazione li nutre e la volontà li fa fruttare.
Riprendiamoci il dono del cambiamento, torniamo a sintonizzarci con i cicli della natura e operiamo piccoli cambiamenti quotidiani, per ottenere sorprendenti e potenti cambiamenti alla nostra vita.

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