
Difronte a diagnosi di sintomo o malattia psicosomatica, mi trovo spesso a spiegare ai pazienti che reclamano di avere realmente un problema fisico, che mente e soma sono la stessa entità, compongono l’individuo assieme, senza alcuna separazione.
Spiego loro che psicosomatico, NON vuole dire che esiste solo nella testa, psicosomatico vuol dire che si esprime sul corpo.
La Psicosomatica infatti, indaga la relazione tra mente e corpo, tra mondo emozionale e mondo emotivo e coglie gli effetti negativi che la psiche produce sul corpo; ci spiega come i Disturbi Somatoformi e Psicosomatici rappresentino delle vere e proprie malattie fisiche che comportano danni sia a livello organico che psico-emotivo.
Cause sono i pensieri angosciosi e le emozioni negative (risentimento, rimpianto, impazienza, indecisione, preoccupazione, rabbia, ecc.), che mantengono il Sistema Nervoso Autonomo iperattivo.
Cosa vuol dire Somatoforme?
Il disturbo somatoforme è caratterizzato da uno o più sintomi fisici di natura cronica, accompagnati da livelli importanti e sproporzionati di sofferenza, preoccupazione e difficoltà a svolgere le attività di tutti i giorni, correlate a tali sintomi.
Vediamo come si sviluppa la catena biochimica in reazione all’evento esterno, emotivamente marcante.
Facendo un esempio: ho un grave e pesante trauma, di qualsivoglia natura come un incidente, perdita di un caro, divorzio, perdita del lavoro, ecc..
Il primo input dall’esterno, entra per le vie sensoriale-psichica-neurologica. Ecco che determinate aree cerebrali, preposte alla mia sopravvivenza, attuano un meccanismo di difesa, in base all’importanza dell’evento causante, attivando nel corpo, una reazione a cascata.
Talvolta però, succede che la reazione all’azione ricevuta si mantenga attiva, anziché interrompersi; un po’ come succede quando una persona o una situazione, mi danneggiano, sarò sempre in allerta verso quella “forma di interazione”.
Così la “macchina umana”, meravigliosamente complessa e specializzata, che si è attivata quel tal giorno, a causa di quell’evento mantiene attivi i recettori rispetto all’agente attivante e, invece che interrompere la reazione, la prolunga ad oltranza. Questo fa si che molte e complesse reazioni vengano attivate, per ripristinare la fisiologia del corpo, con il pericolo di innescare il famoso “cane che si morde la coda”.
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