Perché utilizzo l’arte come strumento terapeutico

A cosa serve l’arte?

Bella domanda, e la risposta non è semplice.

La parola in sè deriva dal latino ars che ha come primo significato, ogni attività mirata a progettare o a costruire in modo adatto e armonico qualcosa. La parola latina viene dalla radice sanscrita arche ed esprime l’andare verso ed in senso traslato, l’adattare, il fare, il produrre.

La sua importanza spesso è data per scontata e il suo valore è più che altro spiegato da un senso comune, che la riduce troppo a espressione di talento di questo o quell’altro artista.

Ovviamente l’arte è molto più che una espressione del talento, essa è poesia, sogno, delirio, eros, amore, follia, genialità, stereotipo, espressione, comunicazione….

Però, dato che non sono una critica d’arte, rispetto alla domanda iniziale, rispondo osservandola dal mio punto di vista professionale. L’arte è anche una forma di cura, è uno strumento espressivo maieutico, è una forma di medicina.

In questo senso, l’arte può essere uno strumento privilegiato per dare voce ai travagli della condizione umana, muovere processi consci ed inconsci, esprimere pura comunicazione priva di linguaggio parlato.

Una finestra da cui guardare in noi stessi, che è l’azione più consigliabile, prima di rivolgere lo sguardo altrove.

L’arte è in grado di salvarci da quel senso di insoddisfazione, di scontentezza, dal timore di essere inadeguati, dall’insicurezza, dall’oblio. È in grado di tirarci fuori dal baratro di un dolore, di dare voce al non detto, di dare senso a ciò che non ne ha.

Non mi riferisco però solo all’osservazione, alla gita domenicale per gallerie, monumenti, sculture, mi riferisco all’arte come mezzo di comunicazione, in grado di dissolvere limiti e rivelare risorse.

Perché uno dei difetti più grandi dell’essere umano, nonché fonte d’infelicità, è la difficoltà nel rendersi conto di ciò che ha dentro di sé, tanto è ipnotizzato da ciò che lo circonda.

Soffriamo perché perdiamo di vista il valore di quello che abbiamo in noi, vaghiamo a destra e a manca in cerca di attrattive, non che sia un male ma, spesso a torto crediamo sia lì fuori la nostra felicità, mentre le attrattive più gratificanti, sono veicolate dal nostro mondo interno.

È lì che l’arte accende emozioni, dentro di noi, e non in tutti e non per tutti allo stesso modo, il che vuol dire che dipende dall’osservatore, dal suo vissuto, dalla cultura e da tutto ciò che ha visto, udito, toccato, dal momento della nascita.

Ecco allora che, se consideriamo l’arte come percezione soggettiva, diviene anche espressione individuale, racconto, comunicazione, quella forma di comunicazione silenziosa che permette di dire cose non dicibili.

Nel mio lavoro di terapista, l’arte è uno dei migliori strumenti che posso mettere in campo e i risultati sono entusiasmanti.

Ricordo un caso in particolare, 37 anni, architetto, a dispetto delle previsioni ottimiste, dopo asportazione di tumore cerebrale si risveglia con emiparesi del lato sinistro.

Tra i vari interventi, decidiamo di fare una immersione nel suo mondo inconscio, per raccogliere informazioni utili alla comprensione e al recupero della condizione fisica e alleviare la sua paura.

A fine trance, si lancia con pennello e colore in libere rappresentazioni delle immagini viste. Il primo elaborato ha tratti sfocati, ombre, colori lividi, sagome di pareti, fessure, una sagoma, è lui, seduto e muto.

Cambia foglio, la luce entra in scena, una parete cupa crolla e lascia intravedere uno spazio aperto, lui è in piedi, appena abbozzato da tratti significativi.

Cambia foglio, cambia tavolozza, quella cupa non fa più per lui, le pennellate divengono lunghe e luminose… “sono uscito dalla grotta, sono fuori…mi sento sereno…ce la farò…”

Il paziente ha dato voce alla sua sofferenza e ne ha rimodellato le dimensioni.

Utilizzate ogni espressione artistica per conoscervi e accadranno grandi scoperte.

Guardate la vostra vita come l’opera d’arte più intensa ed espressiva che possiate ammirare e la rispetterete di più.

Ricordate sempre che nessuna opera d’arte, può essere paragonata ad altre, come voi, tutto è unico e diverso nella sua speciale unicità.

Bibliografia

“L’arte come terapia” Alain de Botton e John Armstrong