Mental Training, nuovi percorsi di cura

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Un ruolo importante nell’approccio con il M. T. è occupato dai neuroni specchio, argomento ampiamente trattato negli ultimi anni, dopo la scoperta da parte del neuroscienziato Giacomo Rizzolatti, sull’importanza dei neuroni specchio nelle forme di apprendimento.

Questi speciali neuroni, rappresentano la maggiore fonte della nostra memoria procedurale, apprendimenti memorizzati per osservazione e imitazione, che costruiscono la nostra memoria fin dalla fase neonatale; niente di ciò che facciamo è solo opera della nostra creatività, niente è prodotto dal caso, tutto è elaborazione di apprendimenti precedenti e nuovi. Questo aspetto è fondamentale, l’apprendimento, strumento estremamente potente delle nostre facoltà, in grado di apportare modifiche e cambiamenti sostanziali alle nostre abitudini, azioni, postura, emozioni. Imitare una persona che ride, prima o poi produce risa genuine e rilascio di endorfine, guardare una persona che solleva pesi, ci fa trattenere il fiato insieme a lei, pensare al nostro amore, aumenta il battito e la temperatura.

Grazie ai neuroni specchio, il M.T. sfrutta l’attenzione focalizzata per innescare il principio ideomotorio, e guidare la persona a rievocare azioni ben conosciute, come quelle di vita quotidiana, lo sport preferito, l’hobby, lavarsi i denti, etc.; in questo modo, come abbiamo visto nel capitolo precedente, si attivano gli stessi meccanismi che si attiverebbero se la persona facesse materialmente l’azione.

In questo modo il M.T. abilita la persona ad utilizzare le proprie risorse mentali, per riabilitarsi, facendo crescere l’autostima nelle proprie capacità, fattore indispensabile per un recupero degno di stupore medico.

Per condurre una panoramica su cosa connette i neuroni specchio al contesto riabilitativo, si è scelto di riportare la trattazione di Ernest L. Rossi[1],: i neuroni specchio […] rappresentano un esempio di come azione e cognizione siano collegate l’una all’altra e di come la fine precisione dell’organizzazione motoria, possa determinare l’inizio di funzioni cognitive complesse.

Possiamo osservare le implicazioni profonde del ruolo dei Neuroni Specchio, spiegandoci “come l’azione e la cognizione siano collegate tra loro” attraverso l’esame della classica immagine di Penfield Rasmussen (1950) dell’homunculus sensori-motore del cervello umano.

[152 KB] Homonculus Sensory and Motor Cortex

FIGURA 2. L’ Homunculus sensorio e motore di Penfield e Rasmussen rappresentante la Corteccia Cerebrale Umana.

La figura 2 illustra come l’evoluzione umana abbia aree più vaste della corteccia cerebrale umana per indicare dettagli importanti del viso, ponendo enfasi sulla sua importanza per comunicazione e cognizione, e delle mani per azioni e manipolazioni.

Le visibili distorsioni dell’immagine del corpo umano sono, in effetti, valide approssimazioni della quantità corticale che l’evoluzione ha selezionato per codificare le attività motorie e sensitive di varie aree del corpo. Notate l’anatomia ingrandita delle mani, delle labbra e della faccia che riflette le due grandi aree cerebrali selezionate dall’evoluzione per la sopravvivenza: la prensione e la comunicazione. Queste aree della mano e della segnalazione digitale, nonché i segni facciali e la parola sono utilizzati nei nostri innovativi approcci psico-ipnoterapeutici e riabilitativi attività dipendenti basati sulle Neuroscienze (Rossi, 2002, 2004, 2005°-f).   La parola e le mani nell’uomo sono di essenziale importanza sia nella comunicazione verbale che in quella non verbale, nei recenti ed innovativi approcci dell’attività dipendente dell’ipnosi terapeutica, psicoterapia e riabilitazione (Rossi, 1986/1993, 2002, 2004, 2005a-f.). […] Proponiamo che i Neuroni Specchio eliminano la cosiddetta dicotomia cartesiana mente-corpo e pongono la base per una nuova teoria empirica della creazione e trasformazione della memoria, dell’apprendimento, del comportamento e della coscienza attraverso l’intero circolo di vita nel trauma, nello stress, nella malattia e nella salute, come spiegato nella FIGURA3.
sinapsi-neuroni-a-specchio-e1519316920537.pngFIGURA 3. Modalità attraverso cui i Neuroni Specchio accedono al ciclo Espressione Genica/Sintesi Proteica eliminando la Dicotomia (Gap) Cartesiana tra Mente e Corpo.

I processi abituali dell’apprendimento quali Estinzione e Abituazione, e (2) la memoria a breve termine (circa 20 minuti) delle attività comuni della coscienza nella vita quotidiana richiede semplicemente una comunicazione tra le sinapsi dei neuroni attraverso i neurotrasmettitori. Quando, però, sperimentiamo la stimolazione ultra forte del NUOVO, del NUMINOSO, del FASCINO e viviamo situazioni altamente motivanti durante transizioni vitali importanti, viene attivato un percorso genomico-molecolare diverso che porta al nucleo del neurone (vedi le frecce che ritornano al nucleo) per attivare il ciclo Espressione Genica/Sintesi Proteica della (3) MEMORIA A LUNGO TERMINE e della Crescita di Nuove Connessioni Sinaptiche. (4) Una comunicazione a doppio senso tra un neurone e l’altro attiva [ATTRAVERSO UNA COOPERAZIONE STRATEGICA] il POTENZIAMENTO A LUNGO TERMINE per poter codificare nuova memoria, apprendimento e nuovi stati di coscienza che possono richiedere dai 90 ai 120 minuti fino ad anni nel ciclo vitale naturale. La Figura 3 è un aggiornamento riassuntivo del lavoro svolto da Kandel [2] per cui vinse il Premio Nobel. Questa figura illustra come i neuroni sensori ricevono e trasmettono stimoli ai neuroni motori i quali dimostrano come l’attivazione dei Neuroni Specchio possano attivare il ciclo espressioni genica/sintesi proteica e plasticità cerebrale (Kandel 2000, Rossi, 2002, 2004). Semplice esperienza di memoria a breve termine e di apprendimento (-20 minuti) trasmettono stimoli da neuroni sensori-motori a neuroni motori nella breve distanza tra le sinapsi, attraverso i neuro-trasmettitori in brevi pulsazioni che durano soltanto millesimi di secondi.

Comunque esperienze novelle sorprendenti o stressanti richiedono una via molto più lunga per raggiungere il nucleo dei Neuroni Specchio dove il ciclo espressione genica/sintesi proteica viene attivato (etichettato con una freccia di ritorno verso i geni nella Figura 3). Questa via più lunga del ciclo espressione genica/sintesi proteica attività dipendente genera la crescita di nuove connessioni sinaptiche che sono l’essenza della capacità cerebrale codificante esperienze nuove, sorprendenti e complesse in nuova memoria, apprendimento e consapevolezza. Proponiamo che questa ansa circolare di informazione tra coscienza osservante nel Neurone Specchio e ciclo espressione genica/sintesi proteica e plasticità cerebrale codificante le trasformazioni della coscienza ed il nostro senso del sé e del libero arbitrio, pone un ponte di unione tra la cosiddetta divisione mente-corpo [Eliminandola]. Questo processo molto più lungo della memoria a lungo termine, dell’apprendimento, della coscienza e della personalità richiede un tempo che va dai 90 a 120 minuti, il quale coincide esattamente sia con i tipici cicli di base Riposo-Attività della vita di ogni giorno, che con i cicli dei nostri sogni (REM) (Rossi, 2002, 2004, 2005a-f).[…] (“Le nuove neuroscienze della psicoterapia, dell’ipnosi terapeutica e della riabilitazione: un dialogo creativo con i nostri geni” – Ernest Lawrence Rossi, Ph.D. & Kathryn Lane Rossi, Ph.D.)

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Un giorno entrai nella stanza di P., la stanza era in penombra per evitare che i raggi del sole penetrassero il suo umore; seduto sul letto con le gambe al petto. Nessuna stimolazione verbale, produceva risposte superiori ad una scrollata di spalle. Provai a comunicare, per capire come si sentisse, ma si era chiuso nel silenzio.

P. era arrivato in reparto da pochi giorni, ma era da molto ricoverato in ospedale in seguito ad ictus ischemico, e in cartella era presente segnalazione di sindrome psicotica, per cui era tenuto sotto controllo. Non feci domande, mi sedetti a bordo letto ed iniziai lentamente a sorridere, poi un pochino di più, lui mi guardò e chiese cosa avessi da ridere. “Niente di particolare, solo che sei così pesante oggi, che sembri un bradipo appollaiato su un albero”. Risi più forte, con riserbo ma risi di gusto.

P. guardandomi schifato, disse che non era l’unico ad essere pazzo lì dentro.

Io risi con gusto “Credo tu abbia ragione” e risi ancora; lui non mi guardava. “Dai che muso lungo hai oggi, potrei usare il tuo mento come mensola! Dai P. almeno guardami, mi fai sentire invisibile così”.

Smisi di ridere, ci fissammo per qualche istante e tornai a sorridere con gli occhi, e poi con il viso, e lui abbassò il viso su cui era nato un sorriso. “Eccolo, l’ho visto, fermalo, non farlo uscire! P. ti stava per scappare un sorriso! Fermo!” Risi. P. alzò il viso, era bellissimo, sorrideva. Ci guardammo ed iniziammo a ridere insieme, sempre più forte, tanto che due colleghi nel corridoio si affacciarono ed iniziarono a ridere anche loro con noi.

Il tutto durò qualche minuto. Ci calmammo e P. mi chiese “Per favore apri quella persiana, che mi sembra di stare in un mortorio” e scoppiò a ridere di gusto. Sul viso  tornò la luce e riprese colore. Mi raccontò spontaneamente cosa era successo, una cosa in famiglia che lo aveva molto preoccupato, ma “Ora mi sento molto meglio, grazie, grazie di cuore”.

Non cambiai ciò che era successo a P. ma ne ruppi lo schema mentale negativo “contagiandolo di risate”; parlai con i suoi neuroni specchio.

P. seguì con grande impegno il M.T., apprese l’auto-trainig e ancora oggi lo porta con sé nelle sue giornate fuori dall’ospedale: “Sai Ale, da quando ho imparato il training non mi sento mai solo”.

 

[1]  Tra i più celebri allievi e collaboratori di Milton Erickson, il Prof. Ernest L. Rossi è psicoterapeuta di fama internazionale, autore di numerose pubblicazioni (ben oltre 200, tra libri e articoli scientifici), dedicate in particolare all’ipnosi terapeutica, allo studio degli stati di coscienza e della creatività, oltre che all’indagine dei sogni e del ruolo dei neuroni specchio. Egli ha saputo coniugare in modo straordinario ed eccellente il patrimonio di risorse e di strumenti presenti nella tradizione psicoterapeutica con quelle provenienti dai pionieristici delle neuroscienze. Il Prof. Ernest Lawrence Rossi può essere quindi considerato il padre fondatore della nuova psicobiologia, le sue prime ricerche risalenti alla fine degli anni ’60 hanno documentato come l’esperienza psicobiologica e degli ambienti arricchiti venga codificata come nuova memoria e come struttura organica del cervello a livello molecolare (Rossi, 2000). Queste osservazioni hanno portato alla formulazione dell’ipotesi sogno-proteina (Rossi, 2004): ovvero il sogno come generatore di nuove strutture proteiche base per nuovi sviluppi della personalità. (fonte: Centro Internazionale di Psicologia e Psicoterapia strategica – http://www.cipps.it/index.php/il-centro/ernest-rossi)

[2]  Eric Richard Kandel: neurologo, psichiatra e neuroscienziato statunitense. Professore di biofisica e biochimica presso la Columbia University dal 1974, è uno dei maggiori neuroscienziati del XX secolo.