31 maggio, giornata del sollievo: a cosa serve l’ipnosi nelle Cure Palliative

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di Alessandra Palieri

L’ipnosi dà l’opportunità, oltre che diminuire o eliminare il sintomo, a dimenticarsi spesso di essere paziente, riuscendo ad esternare e a potenziare le proprie risorse. Può essere utilizzata in associazione ad altre forme di terapia, con miglioramento reciproco, attraverso l’uso diretto dell’induzione ipnotica mediante un ipnotista e attraverso l’apprendimento delle tecniche di autoipnosi:

  • Eliminare il dolore: Non si tratta di un effetto placebo, ma di una reale possibilità di controllare il proprio organismo. È utile per eliminare i malesseri fisici che nascono a causa degli effetti collaterali delle cure chemioterapiche. L’anestesia ipnotica contro il dolore, è di grande aiuto anche quando il paziente è costretto a settimane di immobilità. Il procedimento ipnotico prevede che l’ipnotista proverà dapprima a guidare il paziente nell’addormentare una parte del corpo, per esempio una mano, per poi lavorare sulla totalità dell’area da alleviare
  • Abbrevia il decorso di cicatrizzazione di ulcere da pressione, favorendone la cicatrizzazione
  • Ipertensione Arteriosa: l’ipnosi mediante il rilassamento conduce al rallentamento della frequenza cardiaca al rallentamento del respiro e alla riduzione del consumo di ossigeno
  • Asma: crisi asmatiche di origine emotiva vengono mitigate o anche assopite con conseguente riduzione dell’uso di farmaci come “cortisone” e “broncodilatatori”
  • Miglioramento del sonno: l’insonnia viene trattata con induzioni autoipnotiche mirate al controllo del respiro e a visualizzazioni da effettuare per riprendere sonno dopo ogni risveglio, talvolta permettendo di raggiungere una buona qualità del riposo anche se ridotto a poche ore
  • Dispnea, astenia, vertigini, nausea, mitigate con l’apprendimento dell’autoipnosi
  • Miglioramento della qualità della vita fino al 78%: il paziente sottoposto ad ipnosi si rivolge alla vita in modo più positivo, a svolgere meglio o completamente cose, azioni o comportamenti anche semplici ma che portavano il soggetto a non essere solo un paziente ma una “persona”, tornando ad uscire di casa, andare a fare la spesa, leggere, giocare con i figli, andare al mare… Tutto ciò gli restituisce dignità e lo aiuta a dimenticare, a volte, di avere dolore e di conseguenza, diminuisce anche la sofferenza psicologica della paura di fine vita
  • Accompagnare e supportare i familiari durante tutto il percorso e nella fase successiva al distacco, istruendo anch’essi con apposite tecniche di autoipnosi

Il futuro della Cura è un territorio infinito, basta avere intelligenza, preparazione e coraggio di creare nuove prospettive, con il cuore aperto e lo sguardo lontano.