Mental Training, nuovi percorsi di cura

Linea 1

Riallacciandoci al punto di partenza del capitolo precedente, la persona che ci troviamo davanti in riabilitazione, non è una funzione lesa, bensì una struttura complessa che reagisce in modo più o meno alterato, alla più piccola variazione dell’ambiente circostante, e lo fa con tutti i mezzi e le manifestazioni possibili, verbali, non verbali, para-verbali.

Capita frequentemente che a causa di afasie, aprassie (disturbi del linguaggio), conseguenti al danno neurologico, sia impedita anche la comunicazione scritta e allora il problema è complesso, ma il M.T.er è ben formato per gestire qualsiasi comunicazione, adattandosi alla persona, facendola sentire compresa nonostante tutto.

Nella comunicazione, il linguaggio del corpo è un processo che sfugge all’attenzione, ma che, oltre le parole, coinvolge i soggetti comunicanti:

tabella

Il 91% della comunicazione paraverbale e non verbale è elaborato dall’osservatore, a livello inconscio e successivamente portato alla coscienza,  dopo essere stato elaborato e tradotto, attraverso la memoria esperienziale; il tutto accade in tempi velocissimi, frazioni di secondo.

Il linguaggio del corpo “risiede” nella parte del cervello detta amigdala, la cui funzione è proteggerci, regolando gli istinti. L’amigdala si attiva, sempre, con il massimo dell’intensità  possibile, perché da lei dipende la sopravvivenza dell’individuo. Per questo è difficilmente controllabile, comunica al di là della nostra volontà, a meno che non ci si alleni a prenderne coscienza e controllarlo, ma nel 99% dei casi, la persona che ci chiede aiuto, non è nell’1% capace di farlo.CNV 5

Il linguaggio non verbale può, anzi, deve essere, una grande risorsa per tutti coloro che si occupano di Cura; è uno strumento, che permette di creare un rapport di altissima qualità ma, dobbiamo imparare prima di tutto, a conoscere e utilizzare consapevolmente il nostro linguaggio. Come operatori, siamo obbligati a fare prima di tutto un lavoro su di noi, per essere poi in grado di comunicare in modo pulito ciò che vogliamo trasmettere, non solo alla persona in cura, ma anche al resto del Team riabilitativo o comunque ai/al collega con cui si condivide l’ambiente di lavoro.

Nel linguaggio, la parola vale solo il 7% di ciò che comunichiamo, la voce vale il 38% (paraverbale: volume, tono, ritmo, pause, suoni) e il rimanente 55% è affidato al corpo (le espressioni facciali, gli atteggiamenti corporali, i movimenti.) in una proporzione di 7 a 93!

CNV

Valutare correttamente il linguaggio del corpo, richiede una speciale capacità osservativa, che esula dalle interpretazioni popolari da test on line, “dimmi come cammini e ti dirò chi sei”, è un’arte dell’osservazione, richiede istruzione ed allenamento, per evitare di incorrere in interpretazioni errate. Nella valutazione, dobbiamo contestualizzare ogni singolo segnale e solo in presenza di almeno tre segnali congruenti, possiamo avere elementi sufficienti per elaborare una interpretazione più vicina possibile a ciò che il nostro interlocutore ci sta comunicando senza parole. Dobbiamo inoltre imparare ad essere discreti, senza passare al raggio laser la persona, onde evitare inutili risposte di chiusura.

Le regole basilari per la lettura del linguaggio del corpo sono:

  • riverberi gestuali: osservare bene tutto il corpo, senza fissarsi su un solo gesto
  • tempo: il gesto va colto subito
  • controllo: diminuisce andando verso i piedi

I segnali che “sfuggono” al controllo, sono quelli che generano un’emozione; li dividiamo nel seguente modo:eec066c61fa96d9a299bf6719123394b

  • Segnali di gradimento: quelli suscitati da emozioni positive
  • Segnali di tensione: quelli che dimostrano stress, che c’è un pericolo, qualcuno, qualcosa che ci rende nervosi
  • Segnali di rifiuto: quando qualcosa è sgradito, irritante

Alla luce di quanto descritto, l’abilità del M. T.er, consiste nel saper leggere il non verbale della persona, filtrando eventuali restrizioni causate dalla patologia, caso in cui dovrà affidarsi molto alla lettura della posizione degli occhi del suo interlocutore e a quei pochi e preziosi segnali che giungono dal paraverbale; ad esempio, sarà difficile cogliere manifestazioni di disagio classiche come chiusura di braccia e gambe, ma si potrà notare come tutto viene affidato molto di più all’espressione dell’inclinazione del capo, alle aree dove si posa il campo visivo (es: occhi bassi ), ammiccamenti, retrazioni del busto (es: distanziarsi dall’interlocutore), respirazione, colorito.

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Un aspetto importante della comunicazione non verbale durante i training, è rivestito dai segnali che il M.T.er rimanda alla persona, perché anche se quest’ultima non è un’esperta nel campo della comunicazione, la sua amigdala lo è eccome! Un linguaggio gioviale esposto verbalmente ma accompagnato da un atteggiamento di chiusura, sarà mal percepito dall’inconscio della persona, e l’effetto negativo si riverserà sul rapport terapeutico. Poiché la persona deve sentirsi avvolta e protetta, si deve evitare attentamente, di restituire segnali di fastidio, difficoltà, sfida, chiusura a meno che, accompagnati da esplicita motivazione e confronto aperto, poiché è possibile che inizialmente ci si debba conoscere e sintonizzare, e può accadere che entrino in gioco sentimenti contrastanti, dubbi, difficoltà, soprattutto se il paziente è poco compliante.

Ognuno di noi sa, quanto sia piacevolmente sorprendente, essere compresi, e esserlo ancor prima di aprire bocca, ci fa sentire capiti in modo speciale; tendiamo a concedere la nostra fiducia con maggior trasporto, ecco cosa è auspicabile per un terapeuta a tutto tondo, saper comprendere oltre le parole, per avvolgere la persona con un ambiente rassicurante a 360°.

Passiamo ora ad una breve e NON esaustiva panoramica, sui principali emettitori di messaggi non verbali.

Il viso

La saggezza popolare dice che gli occhi sono lo specchio dell’anima, ma anche tutte le altre espressioni del viso, dipendono direttamente dai nostri stati d’animo. Sotto la pelle del nostro viso ci sono più di 150 muscoli, chiamati pellicciai, che reagiscono ai vari stimoli emotivi contraendosi e creando così vere e proprie maschere espressive, fenomeno ampiamente studiato dal massimo esponente nel campo, il Dott. Paul Ekman.

La faccia che mostriamo al mondo dà raramente un’idea di ciò che pensiamo o sentiamo veramente, si pensi a tutte quelle volte in cui ci si è sforzati di sorridere semplicemente perché lo richiedeva la situazione. Il sorriso è diventato un segnale del corpo praticamente illeggibile, proprio perché utilizzato come mediatore comunicativo nella vita quotidiana, è una delle molte maschere che vengono indossate, per nascondere le vere emozioni e pensieri contrastanti con ciò che si deve dire. Il si deve, ha un senso particolare nel non verbale, perché se si volesse, non ci sarebbe bisogno di mentire, e con questo, ora sappiamo in partenza che tutte le volte che dobbiamo mentire, automaticamente invieremo un segnale contrastante con il linguaggio del corpo.

Testa

La posizione della testa gioca un ruolo importante nel linguaggio del corpo, ad esempio, la testa diritta (come la postura diritta) comunica sicurezza in se stessi, conferendo un’aria seria e autorevole, la testa inclinata comunica un atteggiamento amichevole e ricettivo, più passivo che dominante. Quando qualcuno inclina la testa mentre gli state parlando, molto probabilmente, significa che sta prestando ascolto a ciò che gli state dicendo, se invece inclina la testa mentre gli stiamo facendo delle domande, vuol dire che sta vagliando la risposta da darci. I movimenti della la testa sono importanti per segnalare agli altri che li stiamo veramente ascoltando; ad esempio se la persona si gratta la testa mentre gli parliamo, può significare che non sta comprendendo quanto ascolta, se invece si rassetta i capelli mentre parla, potrebbe riordinare le sue idee.

Naso

Il fatto che qualcuno si tocchi il naso durante una conversazione, potrebbe dirci che l’interlocutore ci sta nascondendo qualcosa, in questo caso tenderà a grattarsi ripetutamente il naso mentre risponde a domande su un argomento specifico (su cui sta mentendo). Il naso è ricchissimo di terminazioni nervose e ogni volta che si mente si crea una “dissonanza cognitiva” che fa partire diversi impulsi neurologici che arrivano direttamente al naso. Va valutato come un segnale di disagio comunicativo verso di noi, per cui deve essere accompagnato da altri segnali di disagio.

Occhi

Anche se i movimenti possono sembrare casuali, in realtà non lo sono affatto. Osservando un viso possiamo notare che, se il nostro interlocutore guarda in alto a destra, sta costruendo il pensiero, mentre se guarda a sinistra lo sta estraendo dalla memoria. Ecco un esempio di somma di gesti, la persona si gratta il naso e guarda in alto a destra, ci sta dicendo una cosa non vera, in questo caso bisogna fare domande di verifica, per comprendere il motivo della necessità di non dire la verità, forse non vuole, allora rispetteremo il suo volere. Va sempre ricordato che non stiamo giudicando la persona, ma stiamo lavorando per comprenderla e guidarla, accompagnarla, fin dove vorrà farsi condurre.

Esistono molti modi guardare e ognuno dice qualcosa della persona, ad esempio, lo sguardo da duro, occhi socchiusi e pupille contratte, segnala un atteggiamento invadente, aggressivo e minaccioso, in questo caso, sappiamo come dobbiamo relazionarci.

Molti altri sono gli sguardi, ognuno darà un messaggio, un codice, ognuno parlerà dello stato d’animo della persona, così come la forma degli occhi, le rughe intorno ad essi, diranno qualcosa della vita di quella persona.

Mani

Parlano, dalla stretta della mano, alla temperatura; la sudorazione delle mani può voler dire “raffreddare un fuoco emotivo”, la mano è l’apparato del contatto, del prendere, del dare. Su di essa si scarica l’ambivalenza di ciò che si desidera e di ciò che si teme, sanno essere espressine di gentilezza e di forza. Ma, come tutto il corpo, le mani non sono solo segali emotivi, sono anche segnali per la salute generale, in naturopatia l’iperidrosi, può essere allarme di intossicazione da metalli pesanti.

Quanto descritto fino ad ora, va elaborato con criterio e utilizzato con intelligenza, per evitare di traslare una nobile lettura, in una ciarlataneria, per questo dobbiamo riflettere sulla discrezione e sensibilità, con la quale procedere nella lettura della CNV, intesa esclusivamente come compendio a supporto di una approfondita preparazione nella propria area professionale.


Commenti

2 risposte a “9 Comunicazione Non Verbale”

  1. […] disabilità fisiche che nella salute mentale, possono aiutare le persone con infezione da HIV a imparare a comunicare in modo più efficace. Le differenze di trattamento per i pazienti infetti da HIV con emofilia probabilmente […]

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  2. […] disabilità fisiche che nella salute mentale, possono aiutare le persone con infezione da HIV a imparare a comunicare in modo più efficace. Le differenze di trattamento per i pazienti infetti da HIV con emofilia probabilmente […]

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