Lesioni del SNC: Occupational Therapy & Mental Training

Mental Training, nuovi percorsi di cura

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La Plasticità cerebrale è la capacità del sistema nervoso di adattarsi alle modificazioni dell’ambiente esterno e/o interno. Il sistema nervoso è infatti talmente flessibile e malleabile, da riuscire a modificare la propria struttura e funzione in seguito agli insulti ambientali.

Le scoperte scientifiche che da anni esplorano il cervello umano, hanno altresì confermato che tramite la neurogenesi, processo di sviluppo di nuove cellule (glia e neuroni) esso è in grado di “crescere”, di rigenerarsi, anche in fase adulta, se pur con tempi molto più lunghi, della fase neonatale.

Senza andare nello specifico, ci basta sapere che tra le zone indicate come propulsive della neurogenesi, c’è l’ippocampo, coinvolto nei ricordi (principio ideomotorio), fattore di incredibile importanza sia per la Terapia Occupazionale che per il Mental Training, che utilizzano la memoria del movimento, per promuovere attraverso il grande strumento dell’Apprendimento, “nuova vita neurale”.

Il Mental Training affiancato alla Terapia Occupazionale diviene uno strumento sensibile ed efficace; stimolando la plasticità cerebrale, dona maggiore speranza a chi ha subito un danno del SNC, come ictus o asportazioni di massa cerebrale, avviando un processo con il quale le funzioni perdute possono migrare in altre aree del cervello; ad esempio aree cognitive dell’emisfero sinistro, possono essere generate nell’emisfero destro.

Il M.T. approfitta ampiamente, se non quasi completamente, di questa risorsa insita in ogni uomo, e mediante il grande potere dell’apprendimento, al pari di una preparazione atletica, accompagna la persona in un percorso mentale virtuale e virtuoso, sfruttando il potere insito nel cervello, il potenziale d’azione della rete neurale, per generare “nuovi percorsi di cura”.

In questo meccanismo di apprendimento, sono coinvolti alcuni neuroni specchio, denominati audio-visivi, che si attivano ogni qualvolta si ascolta un richiamo verbale ad una azione; nella corteccia motoria dell’ascoltatore, si accendono i programmi motori proprio come se si stesse compiendo fisicamente l’azione.

Gli studi scientifici asseriscono che sono necessarie da quattro settimane a quattro mesi, per stabilizzare una nuova rete neuronale capace di codificare nuova memoria ed apprendimento; è in questa fase che il M.T. è maggiormente in grado di accelerare il processo di rigenerazione, modulando le frequenze cerebrali ad una determinata frequenza (Respirazione e frequenze cerebrali), stato in cui la capacità creativa/rigenerativa insita nel cervello, viene potenziata, mediante la guida del Mental Trainer.

In questa delicata fase della riabilitazione, la persona vive una situazione di stallo, non è più autosufficiente, ha paura, si sente indifesa, perde fiducia, motivazione, stima di sé, si vergogna. Le indagini statistiche evidenziano che la depressione è una risposta fisiologica al danno vascolare cerebrale, ed evidenziano come la terapia farmacologica, non sia sempre efficace e indicata. Le linee guida, segnalano grande preoccupazione sull’aspetto deleterio della depressione nel recupero di danni neurologici, rilevando un’alta perdita di efficacia riabilitativa. Evidenziano inoltre una preoccupante sottovalutazione del fenomeno.

Il M.T. è molto efficace in questo campo e unito ad attività di Terapia Occupazionale, ha dimostrato di attivare una forte risposta anti-depressiva, grazie al miglioramento quasi immediato della qualità del sonno (due/tre sedute di 30 minuti) e al coinvolgimento attivo della persona: Da tutto ciò deriva un aumento della motivazione e il conseguente innalzamento dell’autostima.

Di seguito un brano tratto da “The New Neuroscience School of Therapeutic Hypnosis, Psychotherapy, and Rehabilitation” di Ernest Rossi [nota 1], che esprime egregiamente il concetto di plasticità cerebrale in riabilitazione neurologica.

[…] mente e corpo fanno parte di un unico sistema di trasduzione dell’informazione. Con il termine “trasduzione” si intende “la conversione o trasformazione di energia o di informazione da una forma a un’altra” così come quando il mulino a vento trasduce l’energia eolica nell’energia meccanica delle pale rotanti che, a loro volta, trasducono l’energia meccanica in energia elettrica grazie a un generatore. Rossi individua nel sistema limbico-ipotalamico il principale trasduttore psicofisico dell’informazione. Per esempio, l’ipotalamo regola la fame, la sete, il sonno, la veglia, la temperatura corporea e controlla, per mezzo di ormoni, l’attività dell’ipofisi, ghiandola che governa il nostro corpo. Gli ormoni ipotalamici stimolano oppure inibiscono la produzione degli ormoni ipofisari e l’ipofisi secerne numerosi ormoni come l’ormone della crescita e altri che stimolano la secrezione di ormoni nella tiroide, nella corteccia surrenale e nelle gonadi. Quando la concentrazione nel sangue degli ormoni prodotti dalle ghiandole bersaglio aumenta, l’ipotalamo tramite l’ipofisi rallenta la produzione di questi ormoni. La tiroide sotto l’influenza dell’ormone ipofisario TSH (tireotropina) produce la tirossina. Un eccesso di tirossina (ipertiroidismo) provoca nervosismo, insonnia, eccitabilità, aumento del battito cardiaco e della pressione del sangue, eccessiva sudorazione e perdita di peso.

Le ghiandole surrenali (che si trovano al di sopra dei reni) producono ormoni steroidei che aumentano durante i periodi di stress. In altre parole, il sistema limbico-ipotalamico funziona come una centrale di controllo che regola il sistema nervoso autonomo, il sistema immunitario e il sistema endocrino tramite “molecole messaggere” come i neurotrasmettitori, gli immuno-trasmettitori e gli ormoni che trasducono le informazioni della mente in risposte biochimiche dell’organismo. […] Molti fenomeni associati alla suggestione terapeutica, alla psicoterapia e alla riabilitazione rappresentano le manifestazioni cognitivo-comportamentali fenotipiche cioè osservabili dell’espressione genica attività dipendente, della plasticità cerebrale e della guarigione mente-corpo nella costruzione e ricostruzione della coscienza, della memoria, dell’apprendimento e del comportamento. […] Nuovi concetti delle relazioni tra l’espressione genica, la plasticità cerebrale e la coscienza offrono una nuova visione della natura umana che ci sta conducendo ad una rinascita nella nostra comprensione filosofica e spirituale più profonda della vita, del significato vero e della guarigione. Siamo costantemente impegnati nella ricostruzione e nella re-sintesi della mente, della coscienza, del significato e della guarigione durante il nostro ciclo naturale di ogni giorno della crescita, dell’esplorazione e della guarigione […]

Le generazioni precedenti hanno considerato il cervello come un organo di fibre che non rimpiazza le sue cellule durante la vita. Negli anni Novanta comunque, si è appreso che le esperienze di novità, di arricchimento sociale e di esercizio (mentale e fisico) possono attivare le cellule staminali nel cervello per generare nuovi neuroni capaci di codificare nuova memoria, nuovo apprendimento e consapevolezza. (Rossi, 2002, 2004, 2005-f, Van Praag et al., 2002). È stato documentato che l’ippocampo è il centro chiave della memoria ed è anche stato comprovato che è un organo vitale per la neuro-genesi nel topo e nell’uomo. Più recentemente i neuroscienziati hanno scoperto che le sinapsi formate dai neuroni appena formati nell’ippocampo dell’adulto sono più malleabili di quelli dei neuroni più maturi. Questi nuovi neuroni sono più facilmente attivati da esperienze nuove a paragone dei neuroni vecchi e perciò rinforzano o indeboliscono le loro connessioni sinaptiche con altri neuroni nelle dinamiche della plasticità cerebrale. Miller (2006) riporta i modi di vedere attuali, espressi in un simposio recente di neuro-scienziati. Bischofberger ed altri presentano ulteriori dettagli sulla fisiologia dei nuovi neuroni che stabiliscono che l’attività è la chiave della sopravvivenza. Neuroni nati nell’adulto che non si attivano se stimolati elettricamente tra i loro vicini e aggiungono qualcosa di utile alla conversazione, sono meno propensi ad integrarsi nel circuito neurale esistente. E l’incapacità di adeguarsi può essere letale a quei nuovi neuroni, allo stesso modo in cui nel cervello in via di sviluppo, dove l’attività neurale aiuta ad eliminare le connessioni cattive [apoptosi, morte cellulare programmata]. “Durante lo sviluppo primario c’è un periodo critico in cui i neuroni sono dotati di una maggiore plasticità” dice Linda Overstreet Wadiche, una neuroscienziata all’Oregon Health & Science University di Portland. Molto della nuova ricerca sta convergendo sull’idea che i neuroni nati nell’età adulta ricatturino questa flessibilità giovanile, dice Wadiche. La neuro-genesi adulta non aggiunge semplicemente nuove cellule, ma produce un nuovo tipo di neuroni”. Kempermann teorizza che i nuovi neuroni fanno aumentare la capacità dell’ippocampo di elaborare stimoli nuovi e complessi. Basandosi su questi dati Macklis propone un simile ruolo per i nuovi neuroni nel bulbo olfattivo. Entrambe queste regioni cerebrali sono strutture antiche che aiutano gli animali ad affrontare nuove e complesse modalità nel mondo circostante… I nuovi neuroni possono dare a queste parti una ulteriore plasticità che non si potrebbe verificare attraverso la modificazione delle sinapsi esistenti, come avviene nel cervello. […] Schmidt-Heiber, Jonas, e Bischofberger, J. (2004) hanno descritto nel modo seguente come l’attività di questi nuovi neuroni nel cervello differisca da quella dei neuroni più vecchi: le cellule staminali neurali generano continuamente neuroni in varie regioni del cervello dei vertebrati durante tutta la vita. Nell’ippocampo dei mammiferi, una regione importante per la memoria spaziale ed episodica, migliaia di nuove cellule granulari vengono prodotte ogni giorno e l’esatto numero dipende da condizioni ambientali e dall’esercizio fisico. La sopravvivenza di questi neuroni migliora con l’apprendimento e di conseguenza l’apprendimento può essere aumentato dalla neuro-genesi. Benché sia stato suggerito che i neuroni appena generati possano avere proprietà specifiche per facilitare l’apprendimento, i meccanismi cellulari e sinaptici della plasticità di questi neuroni sono essenzialmente sconosciuti. Qui noi dimostriamo che le cellule granulari recenti nell’ippocampo dell’adulto differiscono sostanzialmente dalle cellule granulari mature nelle proprietà membranacee sia attive che passive. Nei neuroni giovani i canali del Ca2+ di tipo T, possono generare picchi isolati di Ca2+ e producono potenziali veloci di azione del Na+ inducendo plasticità sinaptica. Il potenziamento associativo a lungo termine, nelle stesse condizioni, può essere indotto più facilmente in neuroni giovani piuttosto che in quelli maturi. Perciò i neuroni appena generati posseggono meccanismi unici per facilitare la plasticità sinaptica, che potrebbe essere molto importante per la formazione di nuove memorie.

Lisman e Morris (2001) descrivono nel modo seguente come il replay creativo dell’attività neuronale generi la plasticità cerebrale tra aree diverse del cervello.

Queste scoperte riguardano la teoria del consolidamento della memoria. Secondo una spiegazione meccanicistica di questa idea, l’informazione sensoria acquisita ex-novo è diretta attraverso la corteccia all’ippocampo. Sorprendentemente, solo l’ippocampo in effetti impara cioè è, come si dice, “online”. Dopo, quando l’ippocampo è offline (probabilmente durante il sonno) reitera (rielabora) l’informazione immagazzinata, trasmettendola alla corteccia. La corteccia è considerata un apprenditore lento capace di immagazzinare memoria a lungo termine solo come risultato di questa ripetuta (reiterazione) rielaborazione dell’informazione nell’ippocampo. Sotto alcuni aspetti l’ippocampo è solo un magazzino temporaneo della memoria e quando le tracce mnestiche diventano stabili nella corteccia, le memorie possono essere accesse anche quando l’ippocampo è rimosso. Attualmente abbiamo evidenza diretta che alcune forme di replay ippocampale avvengono nell’ippocampo… Questi risultati danno supporto all’idea che l’ippocampo è l’apprenditore veloce online che “insegna” poi alla corteccia più lenta offline. È precisamente questo aggiornamento e questo replay terapeutico tra l’ippocampo, la corteccia e le altre parti del cervello e del corpo che crediamo sia l’essenza di tutti i processi creativi mente-corpo nella medicina alternativa o complementare […]

Alla luce di quanto esposto, si auspica una diffusione sempre maggiore del Mental Training, per dare sostegno alla persona che non si sentirà mai più sola (punto condiviso dalla totalità dei soggetti trattati) dopo aver appreso il metodo per auto-trattarsi e fornire un grande ed efficace supporto al terapeuta, che si troverà ad operare con uno strumento di alto livello riabilitativo.

[nota 1] Ernest Rossi, sperimentatore su sé stesso della riabilitazione da ictus. “The Memory Trace Reactivation and Reconstruction Theory of Therapeutic Hypnosis: The Creative Replaying of Gene Expression and Brain Plasticity in Stroke Rehabilitation” – Ernest L. Rossi, Ph.D.