Mental Training, nuovi percorsi di cura

Nel capitolo 7 abbiamo speculato sui sensi, ora vediamo come si possono utilizzare, non più come un segnale nervoso afferente dal mondo esterno, ma come banca dati infinita, depositata in aree specifiche del SNC; aree nelle quali abbiamo modo di accedere al massimo potere evocativo, delle nostre esperienze sensoriali.
Si possono creare immagini positive per programmare nuovi modi di sperimentare le performance future; a tale scopo, durante il M.T. le visualizzazioni, la percezione di odori, di sensazioni tattili, stimolano le aree della memoria, parte fondamentale del SNC, compresa la parte adibita all’apprendimento, area fondamentale del M.T..
Per allenare il paziente al M.T., si adottano, oltre la respirazione consapevole, l’attenzione alla propriocezione dei distretti corporei, attenzione alle sensazioni corporee di caldo, freddo, leggerezza, pesantezza.
La focalizzazione dell’attenzione diviene un mezzo altamente funzionale, che utilizza i sensi per trasformare ogni tensione in rilassamento, trasportando tutto il corpo in stato di benessere; a tal fine è sufficiente “ascoltare attivamente” il T.O. M.Tr, per avviare l’intera “macchina anti-stress”. Tutti i processi fisiologici sono regolati da sistemi di controllo a feed-back che permettono all’essere vivente, di adattare la propria individualità biologica all’ambiente esterno; per questo motivo il M. T.,
si dimostra uno strumento efficace per l’equalizzazione dei livelli fisiologici, che la risposta ad agenti stressogeni altera più o meno quotidianamente, come accade nel caso di ricovero in seguito ad un evento avverso. In questa sfera fisica, il M.T., sensibilizzando la percezione della persona, la aiuta ad ottimizzare ogni attività della performance.
Durante il M.T., grazie all’utilizzo della respirazione consapevole, si verifica un primo cambiamento dello stato di attenzione, con diminuzione della frequenza delle onde cerebrali, riscontrabile mediante EEG; dalle onde Beta (predominanti durante la veglia e gli stati di vigilanza e allerta), alle onde Alfa tipiche degli stati di rilassamento. Grazie a queste variazioni di frequenza, la persona raggiunge una concentrazione su di sé, nella quale è possibile sperimentare nuovi modi di percepire il proprio corpo, per sviluppare nuove abilità.
A conferma di quanto sopra descritto, esperimenti condotti con il supporto della Tomografia ad Emissione di Positroni (PET), hanno dimostrato che, come accade negli allenamenti dei grandi campioni sportivi, le visualizzazioni di attività in questo stato di coscienza (onde cerebrali più basse), sono virtuali solo sino a un certo punto, poiché ad esempio, ai soggetti a cui si chiedeva di pensare di correre, attivavano i medesimi percorsi neuronali di una “vera corsa”, proprio come si allenano gli atleti, ripetendo mentalmente ogni movimento, immaginandosi di essere sulla scena della gara, tramite tutti i loro sistemi sensoriali.
Uno studio ha guardato agli effetti dell’esercizio mentale opposto a quello fisico nel tendere e rilassare un dito della mano sinistra. Questo piccolo esercizio muscolare venne ripetuto per cinque sessioni alla settimana per quattro settimane – per un totale di venti sessioni d’allenamento. Metà dei partecipanti eseguì fisicamente l’esercizio, mentre un secondo gruppo ne immaginò soltanto l’esecuzione per lo stesso numero di sedute d’allenamento. Al termine delle quattro settimane, la forza del dito di ogni partecipante venne confrontata con quella degli appartenenti ad un gruppo di controllo che non avevano praticato lo stesso allenamento. Per il gruppo che aveva eseguito fisicamente l’esercizio la potenza del dito era aumentata del 30%, mentre il gruppo di controllo fece registrare un incremento di potenza del tutto trascurabile. […] Ma cosa era successo agli individui che si erano esercitati soltanto nella palestra della mente? – La forza nel loro dito era aumentata del 22%, quasi quanto in seguito all’allenamento fisico! […] l’incremento osservato nella forza era dovuto unicamente a variazioni a livello cerebrale, le quali a loro volta erano state causate dalla stimolazione del circuito di neuroni interconnessi che controllano i movimenti delle dita. Attivandosi insieme ripetutamente, questi circuiti cerebrali si erano irrobustiti ed espansi, proprio come nel cervello dei violinisti e dei lettori Braille. (Ian H. Robertson, Il cervello plastico, Rizzoli, 1999, pp. 53-54).
Alcuni neuroni specchio, denominati audio-visivi, si attivano quando si ascolta il suono di un’azione e ciò significa che il sistema cerebrale è in grado di attivare i programmi motori coinvolti nell’azione all’interno della corteccia motoria dell’ascoltatore, anche senza compiere fisicamente l’azione.
Questo meccanismo di “simulazione interna” utilizza quindi canali sensoriali diversi, quello visivo e quello acustico, attivando e codificando non solo gli atti motori osservati, ma anche le intenzioni.
Così, nel M.T. una volta che l’attenzione è stata focalizzata, il paziente può proiettare i contenuti immaginati affinché lo aiutino ad acquisire le risorse di cui ha bisogno.
È scientificamente conclamato che lo stato emotivo e l’ambiente influiscono sulla salute, così il SNC di una persona che sperimenta buone esperienze sul e con il proprio corpo, attiva reazioni chimiche favorevoli al benessere generale; in base a ciò, è lecito ipotizzare che il M. T. stimola la biologia del corpo, per aumentare lo stato di benessere, ma perché ciò avvenga, esistono delle condizioni ineludibili, dei presupposti obbligati.
Tutto l’impegno del terapeuta deve essere incentrato in un approccio empatico e positivo, mirato alla promozione di un apprendimento attivo, con tecniche che al termine conducano la persona all’autonomia degli strumenti appresi. Vediamo quali sono questi presupposti per il successo terapeutico:
Plasticità cerebrale
La capacità del cervello di formare nuove reti neurali e nuove connessioni – neurogenesi e sinaptogenesi, può avvenire soprattutto mediante:
- novità
- esperienze arricchenti
- esercizio mentale/fisico
Questi sono i tre cardini del M.T., poiché scoprire di possedere delle nuove abilità, aiuta la persona a sognare nuove espressioni delle sue performance occupazionali e relazionali; allenarsi a credere nelle proprie risorse, restituisce sempre buoni risultati, proprio come fa l’atleta per affrontare la gara.

Sicurezza del terapeuta
Il terapeuta deve entrare nella stanza del paziente, sicuro, forte nell’affrontare le sfide della riabilitazione che ogni paziente porta con sé, con fiducia totale nel trinomio:
- professionalità
- potenziale insito nel paziente
- potere del cambiamento
Paura, frustrazione, insicurezza, vanno man mano abolite, mentre il dubbio e la prudenza, sono preziosi consiglieri per migliorarsi e offrire professionalità.
Comunicazione, tono di voce, contatto visivo, linguaggio del corpo
Ritmo, suono, pause, tono, armonia, colore, sono gli strumenti vocali che si utilizzano al fine di stabilire il primo target: l’empatia.
Il M.Tr assegna un ruolo primario alla qualità della comunicazione, che non può essere ridotta alla trasmissione del messaggio, verbale o non verbale; «comprendere» una comunicazione impone più del senso dell’udito, coinvolge una attenzione sensoriale.
Si tratta di socializzare, condividere, interagire, ma soprattutto di entrare in relazione e mettere in comune qualcosa, un progetto al quale gli interlocutori partecipano in modo attivo.
“Una parola gettata nella mente a caso, produce onde di superficie e di profondità, provoca una serie infinita di reazioni a catena, coinvolgendo nella sua caduta suoni ed immagini, analogie e ricordi, significati e sogni, in un movimento che interessa l’esperienza e la memoria, la fantasia e l’inconscio e che è complicato dal fatto che la stessa mente non assiste passiva alla rappresentazione, ma vi interviene continuamente”.
(Gianni Rodari – Grammatica della fantasia)
La musicalità della voce, la personalità e l’identità sono strettamente correlati tra loro, per questo il M.Tr si allena ad avere una voce “accogliente”, un insieme di suoni armonici, alti e bassi, che la rendono piena ma non prevaricante; se qualche paziente non comprende le parole, non è detto che sia ipoudente, potrebbe avere afasia di comprensione e non sordità, quindi alzare il tono di voce potrebbe agitare la persona e peggiorare la comunicazione.

Il rapport
Capita spesso che il paziente arrivi in terapia dopo precedenti esperienze per lui poco soddisfacenti, che hanno minato la sua sicurezza nei confronti delle cure, ecco che allora il M.Tr ha il dovere di coltivare le basi di un rapporto costruttivo, per guidare il paziente su un nuovo percorso, mediante strumenti insiti nella persona, utili alla persona. Tutto questo avviene nella consapevolezza che l’imprinting è fondamentale, per cui si investe moltissimo nel primo incontro e si continua a costruire nei successivi.

Respirazione
Come visto nel capitolo dedicato, respirazione e sistema nervoso sono collegati, e al paziente non mancano certamente esperienze personali, in cui ha sentito il vantaggio di un respiro profondo, o la sensazione di oppressione, generata da una situazione pressante; un respiro lento e profondo, un altro e, pian piano, la tensione diminuisce, respiri più veloci ed energici e aumenta la forza e la responsività. Il primo apprendimento della persona, è imparare e gestire la respirazione consapevole, quindi, la respirazione sarà lo strumento principe di ogni M.T..
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