
- Lavorare sulla consapevolezza dei segnali corporei
- Sugli schemi dannosi ripetitivi attraverso la storia occupazionale
- sulle modalità di risposta agli agenti esterni…corri e scappi o ti fingi morto e vai in risparmio cellulare?
- se non riesci ad arrivare ai tuoi obiettivi forse non hai la cartina non aggiornata all’ultima versione di te
- le attività manuali sono da secoli lo strumento più potente per decomprimere la mente, fosse anche lavarsi i denti con la mano non dominante o ad occhi chiusi
- L’importanza dei segnali del corpo
Il dolore è il linguaggio attraverso cui il nostro corpo comunica con noi. il corpo ci parla con un linguaggio analogico, fatto di segnali come dolore, sensazioni di tensione, temperatura, ritmo cardiaco, stanchezza, gonfiore, intestino, eccc
Da piccoli, ci viene insegnato a fare ogni attività, contare, camminare, cadere con stile, crescendo impariamo mestieri, nuove lingue ma, mai come capire il nostro di linguaggio, sia quello interiore che quello fisico.
Il corpo è il nostro alleato migliore, solo che non gli diamo mai ascolto finchè non urla, in realtà esso che cerca in tuti i modi di farci evolvere, ma noi gli metti un bavaglio farmacologico e lo ignoriamo.
In questo modo il problema si amplifica, fino al manifestarsi di una patologia.
È quindi importante ristabilire un dialogo costruttivo con il linguaggio del corpo, per comprendere cosa sta cercando di comunicarti il tuo corpo e trovare una soluzione al problema scatenante la situazione di disagio che esso e noi stiamo vivendo.
- La mappa per orientarci a risolvere tutti i problemi, risiede in quella che nella professione si chiama “Storia occupazionale”.
Questa non è una storia lavorativa come il nome potrebbe lasciar male interpretare ma, l’insieme delle esperienze, dei talenti, delle risorse, in poche parole è la storia parla di chi siamo e di cosa ci fa bene o male.
Ecco perché è così importante aiutare la persona a raccontarsela, guidandola con domande mirate e ascolto attento e imparziale.
- Le modalità di risposta agli agenti esterni…corri e scappi o ti fingi morto
Ognuno di noi ha una risposta diversa a ciò che proviene dal mondo esterno, che consiste in set di risposte programmate dalle esperienze pregresse. Possiamo essere dei guerrieri o delle vittime, leali fino alla morte o pronti a fuggire per salvarci la vita, che tutto sommato è la risposta biologica più sana per la nostra specie.
Il corpo racconta con la sua struttura questa nostra tendenza, modellandosi secondo determinati vissuti, che restano a raccontare da cosa ha dovuto difendersi quella persona, dando vita alla nostra morfologia.
Un corpo può avere la struttura del fuggitivo con figura esile e carente di muscolatura in caso di grandi ferite da rifiuto, che può celare anche il fisico del rigido che porta con sé la cicatrice dell’ingiustizia o quello del rigido che ha stigmatizzato la ferita da abbandono. C’è poi il fisico del controllore con assetto a clessidra con un buon tono muscolare e dall’apparente aspetto sicuro in caso di ferita da tradimento e infine il fisico del masochista, con aspetto paffuto generalmente in sovrappeso, che sbandiera la sua ferita da umiliazione.
- Costruire una mappa, la cartina non aggiornata per l’upgrade personale verso le mete desiderate
Ogni qual volta dobbiamo fare un viaggio, impostiamo il navigatore che indica la strada, allo stesso modo dobbiamo fare con la nostra vita ma consultare il navigatore non è così semplice. Per questo, attraverso tutto quanto appena detto, si elabora una mappa tattica e strategica.
La strategia illustra il percorso che vogliamo intraprendere e ciò che vogliamo ottenere quando saremo a meta. È la visione più ampia e a lungo termine che guida il nostro processo decisionale.
Le tattiche, invece, sono le azioni concrete da intraprendere per raggiungere gli obiettivi strategici.
- le attività manuali
Sono utilizzate da secoli per vivere e possiedono il grande potere di decomprimere la mente. Una mente impegnata a fare cose concentrandosi sul fare, può pensare poco ad altro, per questo nella Terapia Occupazionale utilizziamo le attività sia per riabilitare che in prevenzione per abilitare le persone a “essere nel fare”
Quindi per riassumere, il mio lavoro consiste nell’aiutare la persona a conoscere tutte questi aspetti di sé per conoscere le soluzioni ai problemi e le strategie verso le mete desiderate. Tenendo sempre presente che l’auto-identità nasce in una prospettiva riflessiva, e che è il linguaggio che la rende possibile, opero consapevole che la conoscenza come l’esperienza sono qualcosa di personale e di privato che non può essere trasferito, ma deve creare delle condizioni facilitatrici nell’ascoltatore.
E, poichè l’ascoltatore capisce solo se è preparato a capire, il passo più importante è la costruzione di una comunicazione bidirezionale, fatta di passi avanti e pause di riflessione, di compiti e di gioco.
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